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------------- Aggiornamento -------------

Siamo felici di potervi comunicare che l’aggiornamento del sito è iniziato e la prima fase è completata, ma siamo ancora lontani dalla fine dei lavori e dalla cifra necessaria.

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato fin ora e speriamo molti altri si uniscano a noi per salvare Fronte del Piave.




Maggiori informazioni e aggiornamenti qui.

 
     
 

NOVEMBRE 1917

10 NOVEMBRE 1917. I nostri sono schierati sul Piave, pronti a resistere. Il nemico li raggiunge.Per Montebelluna è un passaggio straordinario di soldati, carri, automobili, tra il fango alto una spanna. I soldati della 2° Armata sono ancora sparsi in disordine per i nostri paesi, con danni straordinari: nessun ordine e disciplina; molti di questi soldati tornano alle loro case e si fermano per qualche giorno.
Nelle case dei contadini si fanno in questi giorni delle grandi polente per i soldati affamati: i Guolo di Guarda ne fanno persino nove in una sera! Oggi si sentono i primi spari sul Piave: pare partano dal Montello. I paesi della destra Piave devono sgomberare: molti vengono trasportati al di là del Po; altri si disperdono nei paesi e nella campagna attorno a Montebelluna. Le famiglie di S. Gaetano sono già piene di profughi e alcune ne accolgono anche venti, o trenta, o più. Anche gli “eroi” di Montebelluna che in otto giorni dovevano portarsi a casa Trieste in saccoccia se ne sono andati in fretta: forse si saranno fermati a Napoli o forse saranno ancora a gambe levate.I palazzi di Pieve sono chiusi e chiusi sono anche i negozi e le botteghe. I soldati non trovano più da mangiare. Però i nostri buoni contadini, dopo aver dato i figli alla Patria e quanto avevano al governo, danno anche quel po’ di polenta che hanno ai soldati.

Materiale bellico di ogni tipo abbandonato dagli italiani, in ritirata al Piave, sulla strada Udine-Codroipo

11 NOVEMBRE 1917. Tutte le autorità civili se ne sono andate. Resta però in mezzo al suo popolo Mons. Prevosto Giuseppe Furlan, col suo Cappellano Don Antonio Dal Colle.
Comincia un forte bombardamento dal Montello e dalla Rocca di Cornuda. Le case tremano e il panico è grande. Prima della Messa un piccolo incendio nella sagrestia diffonde un po’ di paura, ma è subito domato. Poco dopo un forte sparo fa tremare la chiesa e alcune donne fuggono. Poi torna la calma. Verso le otto del mattino tre aeroplani nemici sorvolano Montebelluna e sganciano alcune bombe su Pieve: una cade davanti alla casa di Martintoni e uccide un uomo, certo Sartor, stalliere; una cade nel giardino del Conte Manin e uccide un soldato, certo Marconi Romeo e un altro soldato che muore alla sera, mentre sei persone rimangono ferite leggermente. Verso le undici nuovo passaggio di aeroplani nemici: ci rifugiamo nel campanile ove si suona a martello fino a che una nostra squadriglia non mette in fuga gli aerei nemici.
Verso le due del pomeriggio di nuovo aerei nemici: le batterie antiaeree appostate dietro a casa Bordin, quattro cannoncini, sparano invano e colpiscono sempre l’aria.
Verso sera piove a dirotto e il cannone tuona. Ci sono tre morti da seppellire e non c’è che una sola cassa. Il povero Loreggian, morto ieri mattina, attende di essere sepolto; poi arrivano alcuni soldati con la salma del soldato Marconi ucciso dalla bomba. Al buio e sotto la pioggia i due feretri vengono sepolti nella stessa cassa; mentre il povero Sartor, lo stalliere, è sepolto senza cassa.
All’Ospedale Civile Carretta un vecchio, certo Bettamin, e un ragazzo di Nervesa di nove anni vengono sepolti nell’orto per mancanza di casse, di tavole e …di autorità che provvedano.

Ponte della Priula – Il ponte stradale fatto saltare dagli italiani nel novembre 1917

12 Novembre 1917. Durante la notte si ode qualche raro colpo di cannone. Alle otto del mattino aerei nemici sono nuovamente sopra Montebelluna. Riprende il bombardamento sulla Valle del Piave, specie dalle parti di Nervesa.Alle dieci ancora aerei nemici. Il bombardamento continua ma ormai la paura se n’è quasi andata… si vede che l’uomo sa adattarsi a tutto! Qualche granata cade sul Mercato vecchio: una cade sulla casa di Poloni e fa un buco nel muro; un’altra rimane inesplosa. Gli abitanti di Mercato Vecchio sono comunque in massima parte discesi in pianura.
Alcune granate cadono sopra il tunnel della ferrovia, uccidendo due persone: un soldato, certo Perego Giobatta, e una donna, certa Sernagiotto Pizzolato Giovanna da Signoressa, che stava ritornando da Biadene dove aveva visitato il figlio soldato.
Verso le cinque del pomeriggio qualche granata cade sulla stazione ferroviaria. Continua a piovere a dirotto. Da lontano vediamo la nostra chiesa nuova in costruzione piena di cavalli… Continua il rombo cupo del cannone, lontano, lontano. Quanta mestizia in questa sera! Poveri nostri soldati!

Pezzi d’artiglieria italiani, resi inservibili, catturati dai tedeschi a Codroipo.

13 NOVEMBRE 1917. Questa notte udiamo i soliti tiri di artiglieria, più frequenti dall’una alle tre. Alle sette e mezza siamo in allarme per l’arrivo di aerei nemici e per gli spari delle artiglierie contraeree.Alle nove una granata scoppia a Pieve nelle vicinanze della stazione, uccidendo una donna, certa Zanatta di S. Gaetano. Sul Piave la battaglia infuria con crescente accanimento e si protrae fino a tarda notte. Gli ammalati dell’Ospedale Civile vengono trasportati a Fanzolo e di lì a Firenze. In forma privata, il Santissimo Sacramento di Busta è trasportato nella chiesetta dell’Ospedale Civile; così pure accadde per Contea. Intanto per la strada di Pieve continuano a passare muli e carri che trasportano materiali di guerra verso Castelfranco. L’aristocrazia di Pieve se n’è andata tutta: non si vedono più scarpette bianche, né cappellini e cappelloni su teste grandi e piccoli cervellini. Addio!
Scende oscura la notte mentre s’ode qualche raro colpo di cannone; calano le tenebre a celare le nuove vittime e il nuovo sangue di questa terribile giornata.

30 ottobre 1917. Gli ultimi reparti dell’esercito italiano in ritirata passano sul ponte in legno della Delizia sul Tagliamento, prima di distruggerlo.

14 NOVEMBRE 1917. Durante la notte riprende il bombardamento e la battaglia sul Pive. Al mattino passa uno stormo di aerei nemici, inseguiti a debita distanza dai nostri.
Nella campagna di Montebelluna vi è un grande concentramento di truppe e molte case sono zeppe di soldati. Dal nostro campanile vengono fatte segnalazioni ad altri campanili; in cima ad esso è installato un apparecchio telefonico.Vediamo un grosso pallone aerostatico per osservazioni aeree innalzarsi a Contea, mentre il bombardamento sul Piave diventa infernale.
Verso mezzogiorno il rumore della battaglia cessa e vediamo altri aerostati levarsi in celo. Una bomba, sparata per colpire il pallone su Contea, cade vicino alla casa di Zanesco, olim Bonora, producendo una gran buca.
Verso le tre del pomeriggio giungono numerosi aeroplani nemici: quindi, allarme! Un aereo italiano ed uno austriaco ingaggiano un duello aereo e continuano a spararsi addosso mentre entrano in una nuvola: poco dopo l’aereo italiano precipita su Maser, mentre quello austriaco fugge indenne verso il Piave.
Viene pubblicato un elenco di soldati fucilati a Treviso per ordine del Maggior Generale Graziani.
Verso le quattro diverse granate cadono su Pieve e sulla stazione: sono pochi i danni materiali ma purtroppo due soldati muoiono ed altri rimangono feriti. L’Ospedale Civile diventa Ospedale Militare.
Il nostro Vescovo Mons. Longhin manda una lettera al Prevosto di Montebelluna,
con la quale lo conforta e gli illustra le tristi condizioni della Diocesi, specie lungo il basso Piave. Il Vescovo prega i suoi preti di rimanere ognuno al proprio posto. Sì, fermi sempre al nostro posto, in mezzo al nostro popolo, perché questo è un dovere di giustizia e di carità cristiana!Oggi è rimasto vittima dello scoppio accidentale di una bomba a mano, verso i Borghi, il quattordicenne Bordin Antonio di Giuseppe, da Contea; il giovanetto è rimasto ucciso all’istante e una mano non è più stata ritrovata.
Il comunicato di Diaz annuncia che il nemico ha oltrepassato il Piave a Zensòn ma che vi è trattenuto dai nostri.
La chiesa di Zensòn è stata incendiata . Anche la bella chiesa e il campanile di Musile sono mezzi rovinati. Così si parla anche di altre chiese e campanili del basso Piave. Don Luigi Zambrando, vice cancelliere di curia, è stato nominato commissario di requisizione per le opere pie della città di Treviso.

Colonna dell’esercito italiano in ritirata al Piave.

15 NOVEMBRE 1917. Dopo una notte calma, alle sette e mezza allarme!
Tutt’intorno comincia il bombardamento che va crescendo spaventosamente, specialmente verso la Rocca di Cornuda. Nel cielo è uno sciame di velivoli d’ogni grandezza, colore, nazionalità. Le nostre batterie antiaeree sparano, purtroppo sempre con scarsi risultati.
Alle dodici sono tumulati i due soldati morti ieri per la bomba esplosa nei pressi della stazione ferroviaria. E’ trovato morto un altro soldato, forse vittima dello scoppio di una bomba a mano. Un quarto soldato muore in seguito a caduta da cavallo. Durante la giornata tredici bombe cadono sulla stazione ed una vicino alla casa delle maestre Cappellette. Alla stazione di guardia antiaerea oggi è di turno il Tenente Caverzan, il nostro maestro di musica che, di buon mattino, viene a fare la S. Comunione.

16 NOVEMBRE 1917. Splendida mattina; solito allarme; torna il bombardamento.
Alle dieci arriva in canonica, per esservi ospitato, il M. R. Don Francesco Furlanetto, parroco di Nogarè, cacciato per forza dal suo paese che è invaso dqai soldati.
La casa del signor Angelici di Pieve, come altre, è occupata da un commando che poco si cura della roba altrui: ogni cosa viene adoperata e gettata qua e là; nel cortile c’è persino un materasso in mezzo al fango.
Alle dodici il bombardamento va diminuendo ma poi qualche granata “visita” di nuovo la stazione con forti detonazioni, gravi danni e qualche ferito. Il pallone sopra Contea è bersagliato dai tiri del nemico: stando sulla porta della canonica si vedono le bombe che scoppiano per aria. Alle sei di sera riprende il bombardamento sul basso Piave e prosegue per tutta la notte.

17 NOVEMBRE 1917. Questa notte si vedevano verso Treviso sprazzi di luce: era il fuoco vomitato dai cannoni in quella direzione. Al mattino il bombardamento è diminuito. Poi alle sette e mezza, allarme aereo e sparatorie contro i velivoli.Quattro cannoni da 149 sono piazzati sulla nostra collina, vicino al cancello di ingresso della casa dei Dalla Porta: i soldati sono convinti di averli piazzati a quattro chilometri dalla stazione ferroviaria, come da ordini ricevuti, invece sono soltanto ad un chilometro e mezzo.
La giornata trascorre calma ma verso sera inizia il bombardamento sul medio Piave. Per aria si vedono una decina di palloni frenati; quello su Contea è colpito lievemente dai tiri nemici ed è costretto ad abbassarsi.
Portiamo il Santissimo Sacramento in casa, in una stanzetta adornata ai piedi della scala: sarà soltanto per qualche giorno.

Fener, 1917. Il ponte stradale per Segusino e Valdobbiadene distrutto dalle truppe italiane in ritirata la mattina del 12 novembre 1917

18 NOVEMBRE 1917. Durante la notte si ode qualche sparo, qua e là, ad intervalli. Al mattino circola voce che torneranno il sindaco e il segretario e anche i medici. Verso le dieci sentiamo qualche colpo di cannone. I palloni sono al loro posto in osservazione.
Da vari giorni Montebelluna è senza luce e senza acqua. L’acquedotto è stato rotto dal nemico; il canale Bretella è adibito a trincea; pozzi non ce ne sono.
Alle quattro del pomeriggio arriva in canonica il sindaco Dall’Armi in automobile, accompagnato da due carabinieri: si dice che domani partirà per Bologna e poi per Roma per parlare con l’on. Bertolini.
Dalle tre alle cinque infuria il bombardamento sull’alto Piave. Le nostre batterie fanno fuoco ad intervalli. Si dice che i nemici vengono respinti ma che anche noi abbiamo molti morti, specialmente sulla Monfenèra; certo è che da otto giorni si combatte: gli austriaci ad offendere, i nostri a difendere.
Verso sera scende una calma solenne, certo foriera di nuove e più aspre battaglie.

19 NOVEMBRE 1917. Il silenzio della notte è rotto dal rumore del passaggio di carri e automobili e da qualche colpo di cannone che rimbomba cupo in lontananza. Alle otto e mezza riprende il bombardamento sull’alto e medio Piave.
Il frumento è requisito e trasportato via di qui.
Alle dodici allarme per aerei nemici e soliti tiri a vuoto delle nostre batterie antiaeree.
Alle cinque di sera il sole d’oro tramonta; silenzio generale; i palloni salutano il giorno che muore e si abbassano.
Durante la notte vediamo bagliori sul Grappa e sul Montello. A Pieve pare di essere in un deserto: casa chiuse, nessun passaggio di truppe; è una desolazione. La fabbrica della nuova chiesa è là, immobile, quasi meravigliata di tanto silenzio. Anche il Commando Tappa se n’è andato. L’asilo nuovo è occupato da un comando militare.

20 NOVEMBRE 1917. Il Prefetto di Treviso ha nominato un commissario per il Comune di Montebelluna: è il Capitano Vincenzo Merricone.
Bombardamento e spari di fucileria dalle sette alle dieci, specie verso Pederiva. Alle dodici il bombardamento diviene straordinario e raggiunge il massimo d’intensità alle due del pomeriggio.Vediamo passare della povera gente di Nogarè, con i buoi, addolorata per la completa rovina famigliare. Un vecchio dice, piangendo “Oggi sono rientrato per pochi minuti in casa mia: che rovina! Tavoli rotti, credenza sfondata, quel po’ di vino spillato e spanto: tutto ho perduto!” Un capitano gli aveva detto che dove passa la guerra bisogna distruggere tutto ma quel vecchio gli aveva risposto: “No, sior! Dove che passa i barbari bisogna distruger tuto; ma i barbari, sior, si’ voialtri…”. Povere famiglie…

Vas. Il ponte stradale distrutto dalle truppe italiane in ritirata la sera del 14 novembre 1917.

21 NOVEMBRE 1917. Il bombardamento prosegue per tutto il giorno. Lungo la linea del Grappa si vedono le fiammelle provocate dagli shrapnels.
Sior Bepi Pulini stampa un manifesto che annuncia per domani l’apertura della bottega Conte e di una cucina per i profughi e per i poveri di Montebelluna.
La casa di Sior Bepi Bissetta, mentre egli è assente, è svaligiata persino dei cucchiai. Altri galantuomini entrano nei locali del Consorzio Brentella e fanno scempio di tutti i documenti che trovano, anche di quelli del 500. Anche altri locali vengono “visitati”, specialmente di notte.

22 NOVEMBRE 1917. Niente luce, niente acqua, niente pozzi: la cosa è assai grave. Ieri il sindaco ne ha parlato al Comando Supremo a Padova. Il canale della Brentella, vicino al Piave, è stato trasformato in trincea con camminamento: per alcuni metri di trincea, che forse non avrà nessuna importanza, si tiene una vastissima zona della provincia senza acqua!
Il bombardamento di questa notte è continuato fino a mezzogiorno: il pensare che sotto quel fuoco ci sono i nostri poveri giovani ci strazia l’anima.
Il Commissario Prefettizio Capitano Morricone apre al pubblico la bottega Conte e la cucina per i profughi e per i poveri; viene distribuito brodo con carne e pane. Anche il Prevosto e il suo Cappellano assistono a questa prima distribuzione di 500 razioni, per espressa volontà del Commissario stesso.

23 NOVEMBRE 1917. Verso le nove bombardamento generale tra il Piave e il Brenta, con massiccio sorvolo di aerei.
A mezzogiorno viene servito il pranzo per i profughi e per i poveri, fra una grande confusione: la povera Maria Rossa di Contea, che vive sola sotto un casòn, viene spinta di qua e di là fin quando cade per terra e, quel che è peggio, torna a casa senza razione: povera vecchia!
Ieri sera è morto Bio Oca Tesser. Quando si era iniziato a portare la ghiaia per la chiesa nuova Bio Oca era voluto esser dinnanzi a tutti col suo carro. Aveva adornato i suoi buoi di fiori e di verde e tutto allegro, frustando gli animali, diceva:”Avanti, che noaltri femo la nostra césa; no gavemo bisogno dei siori; noaltri la femo coi nostri bo’, coi nostri carri, coi nostri brassi, col nostro sudòr!”. Domani verrà sepolto poveramente e silenziosamente, mentre la fabbrica della nuova chiesa è ferma ad aspettare altre braccia; e il mondo intanto si dissangua…
Ieri è stato minato un ponte sulla Brentella ed oggi gli altri. Sulla strada di Caerano sono piazzate alcune mitragliatrici, così come nella campagna di Contea.

Ritirata italiana verso il Piave, novembre 1917.

24 NOVEMBRE 1917. Doloroso anniversario del primo ripiegamento strategico: in volgare, della ignominiosa fuga precipitosa italiana. Che diranno oggi gli austriaci pensando che a Gorizia gli italiani avevano persino mutato il nome delle contrade di quella città con i nomi di eroi nostri e con date della storia nostra? Certo rideranno alle nostre spalle!
Nella notte bombardamento sul basso Piave e alle nove di mattina sul Grappa. Per Pieve passa il 29° Fanteria: durante una sosta, la strada che dalla stazione porta alla piazza è piena di soldati. Fra i soldati che passano ve n’è uno che canta: un ufficiale si inoltra nel gruppo e gli dà un sonoro ceffone per farlo star zitto…
Il cannone tuona ma qui a Pieve siamo tranquilli. Vediamo passare due soldati, due attendenti, che portano a passeggio un elegante cagnolino ciascuno: sono certamente due “vergini cucce”… Non c’è acqua; quindi non c’è mulino e, di conseguenza, niente farina macinata. La questione è seria e il Prevosto cerca di risolverla in qualche modo, col favore dell’autorità militare. Nani Poloni si offre di impiantare un mulino a fuoco purché l’autorità faciliti il passaggio e il trasporto di una macchina. Ma un colonnello gli risponde seccato che non può favorirlo, avendo tutt’altro cui pensare. Mentre il colonnello se ne va con il frustino e il cagnolino, a bordo di una carrozzella tirata da due bianchi cavalli, Nani Poloni gli corre dietro dicendo:”No’importa, sior:al se tegna tuto: me basta che ‘l me fassa un fia’ de carta par poder passàr; no’ voio altro…”
Questa mattina dietro la casa di Bordin, il campanaro, viene trovato morto un giovane sottotenente: pare si sia suicidato con la rivoltella d’ordinanza che tiene ancora in mano. Dopo pranzo il Cappellano locale, Don Antonio Dal Colle, si reca a vedere il cadavere, seguito a breve distanza da Don Francesco Furlanetto, parroco di Nogarè qui profugo. Il secondo sacerdote, per raggiungere il primo, sale di corsa lungo la salita che porta al luogo dove giace il cadavere del suicida. Un soldato, che da lontano osserva i due preti mentre salgono sulla collina, sospetta che questi stiano facendo segnalazioni al nemico e denuncia il fatto ai Carabinieri.
Ne nasce uno spiacevole equivoco che, fortunatamente è presto chiarito. Verso le tre del pomeriggio cadono granate in diversi punti di Montebelluna; due di questa a S. Gaetano, a poca distanza dal Cappellano Don Antonio Dal Colle che sta andando a visitare un malato: un po’ di paura e avanti! Un’altra bomba cade vicino al palazzo del sindaco Dall’Armi, abbattendo un abete. Un’altra cade verso Cichinèl: uccide un carabiniere, certo Favaro Giovanni, ne ferisce un altro che morirà il giorno dopo, ferisce il sessantenne da Caonada Favaro Antonio che morirà un’ora dopo all’Ospedale Militare e ferisce anche una donna di Biadene.
Il cannone continua a tuonare fino al tramonto.

Alla vigilia di Caporetto gli italiani erano molto abbattuti. I prigionieri italiani catturati a Udine il 29 ottobre erano circa 295.000, arresisi durante l’offensiva austro-tedesca

25 NOVEMBRE 1917. Giornata nebbiosa. Alle tre di notte comincia sul Grappa un bombardamento spaventoso che continua fino a sera. Quasi non si distinguono i colpi: è un rumore confuso, continuo, furente, come il rumoreggiare del tuono.
Verso sera si svolge il funerale del carabiniere morto ieri; partecipano carabinieri e autorità militari.
Vengono distribuiti i sussidi ai poveri del comune. Il Cappellano Dal Colle è chiamato ad aiutare e a lui vengono affidati i denari del pagamento: si vede che il prete è ancora ritenuto persona di fiducia…

26 NOVEMBRE 1917. Anche oggi il solito tambureggiare del cannone, più forte nel cuore della giornata.
E’ trovato morto nel brolo della contessa Rinaldi un profugo, certo Del Gobbo di Tarzo (Ceneda) di circa sessant’anni: è morto per paralisi cardiaca. Viene trasportato al cimitero in una cassa militare ma poi sepolto senza di essa.
Notiamo passare in automobile qualche ufficiale inglese. E’ tornato il farmacista Moretti e anche il medico Liberali.
Il cielo si rischiara e, allo sparire della nebbia appare il Grappa, bianco di neve; ma il cannone gli spara attorno ugualmente.
Oggi esce un decreto che ordina la requisizione di due terzi del bestiame di tutto il comune di Montebelluna. E l’agricoltura? Il Prevosto se ne preoccupa e fa scrivere in proposito all’ on. Bertolini.

Novembre 1918. Passerella congiungente le arcate del ponte di Vidor, interrotto il 10 novembre 1917 dalle truppe italiane in ritirata.

27 NOVEMBRE 1917. Passano molti ufficiali inglesi che prendono sede a Villa Guillion, sulla strada feltrino: hanno l’aria da “me ne incippo”. Viene sepolto il secondo carabiniere, vittima della bomba di sabato scorso.
Allarme per il sorvolo di aerei nemici.
In tutte le strade principali e secondarie di Montebelluna e paesi vicini vengono disposti dei cavalli di frisia, reticolati ed alberi abbattuti per sbarrare il passo al nemico qualora scendesse. Sono cose che fanno anche un po’ ridere… e noi ridevamo quando ci raccontavano che nel 1866, nella Terza Guerra d’ Indipendenza, si tagliavano gli alberi per impedire il passo agli Austriaci!
Le strade, rovinate dai camion e dai carri durante la ritirata strategica, vengono rigovernate: molti soldati e borghesi sono impegnati in questo lavoro.


Soldati austro-ungarici trasportano rifornimenti oltre il Tagliamento usando un ponte semidistrutto.

28 NOVEMBRE 1917. Calma. La chiesa di Biadene viene riempita di pane; il parroco però vi rimane ancora: Il campanile di Nogarè viene colpito e si piega su sé stesso, dopo aver sfidato il vento e la tempesta per lunghi anni.
La casa del segretario Baratto viene svaligiata e spariscono stramazzi, coperte, vino e legna in grande quantità: sul muro della casa si osservano diciotto calcinature prodotte dalla bomba di sabato. Al Guillion 200 ettolitri di vino scorrono per terra.

29 NOVEMBRE 1917. Bombardamento notturno che dura quasi fino a sera.
I vetri tremano.
Esce un decreto che obbliga tutti gli uomini atti al lavoro, dai 16 ai 60 anni, a presentarsi in municipio. Il bando è concepito come segue.“ Municipio di Montebelluna. Visto il Bando del Comando Supremo, già portato a pubblica conoscenza nelle province del Veneto, dispongo: domattina, per le ore otto, tutti gli uomini dagli anni 16 ai 60, atti al lavoro, dovranno presentarsi a questo Palazzo Comunale per essere messi a disposizione della Direzione Lavori, Prima Zona, Genio Militare. Eguale obbligo compete ai profughi dei paesi sgombrati. Coloro che venissero meno alla presente disposizione verranno senz’altro deferiti al Tribunale di Guerra. Montebelluna, 29.11.1917. Il Commissario Prefettizio Cap. Vincenzo Merricone.”

Il secondo giorno dell’offensiva di Caporetto gli italiani cercarono senza successo di bloccare l’avanzata austro-tedesca a Cividale, in modo da permettere alla III armata di ritirarsi. Erano in enorme svantaggio e la foto mostra alcuni soldati che pagarono il prezzo più alto.

30 NOVEMBRE 1917. E’ subito un viavai di uomini che si recano al Municipio. Tutti gli abili non esonerati vengono caricati sui camion e portati nei paesi vicini a costruire trincee e linee di reticolati.
Un aereo si incendia e cade vicino a Villa Guillion a Biadene. Poi si scatena una zuffa a suon di botte fra soldati italiani e inglesi: amor di alleati…



Ponte di Piave – Il ponte della ferrovia.


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