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------------- Aggiornamento -------------

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Ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato fin ora e speriamo molti altri si uniscano a noi per salvare Fronte del Piave.




Maggiori informazioni e aggiornamenti qui.

 
     
 

DOLINA TEVERE (MONTELLO) DI FRONTE A FALZE DI PIAVE

L’uomo delle meridiane

      A Cà Gamba, presso il cimitero dei marinai, abbiamo incontrato un borghese, un bel vecchio dalla barba bianca, intento a portare a compimento una grande meridiana sulla facciata della casetta dove è installato il comando dei marinai. E’ il conte Alberto De Albertis, il navigatore genovese, celebre nelle cronache marinare di trenta o quaranta anni addietro, quello che con un minuscolo veliero, “il Corsaro”, aveva solcato l’Atlantico in trentun giorni, un mese meno di Cristoforo Colombo; uomo uso a tutte le tempeste, noto a tutti i porti di mare. Questo vecchio comandante a riposo, dallo scoppio della guerra, gira il fronte senza tregua per disegnare meridiane per i soldati.Nelle soste ne incide taluna in enormi tavole di marmo e poi riprende il cammino per collocarle sulla facciata di qualche piccolo comando, sulla piazzetta di qualche paesino delle retrovie, dovunque passino soldati.E’ l’uomo delle meridiane di guerra. Prima del 24 maggio segnava, sopra i quadranti, tenui motivi campestri di sapore virgiliano o sagge didascalie, ma, dopo la grande data, cambiò metro e pensiero,e scrisse soltanto squillanti richiami di guerra. Un giorno, le sue meridiane parlavano così:

 Tra l’arti a gara qui la scienza adduce
Il tempo, il moto, il sol, l’ombre, la luce.
 
Oppure, come di fronte al monte Bianco, a Courmayeur:
 
Bianco gigante, non celarmi il sole!
Se al corso della Dora tu dai linfe
A quello della vita io do parole.
 
Ma nei primi giorni della nostra guerra, nelle miniere di Cogne, a 2.390 metri, la meridiana del De Albertis inaugurava con queste parole i lavori ripresi per cavarne ferro per cannoni:
 
Questo ferrigno suol che obblio copriva
Per Giorgio Clerici risorto a vita,
Cogne all’Italia combattente offriva.
 
E a Grado, sulla laguna tormentata battaglia:
 
Tra pace d’onda e bellico fragore,
Nova Aquileja di Venezia madre,
Grado redenta qui ti dona l’ore.
 
A Taranto poi, perché anche a Taranto ha voluto portare le sue meridiane, più modestamente:
 
Ogni ora sia d’oro per la patria
 
E a Brindisi, sopra l’ora dell’Etna, alla Capitaneria del porto, rivolgendosi ai navigli:


Salve a chi arriva, salve a chi parte!
Ferrei cetacei, aquile di guerra,
L’ora vi do con vecchia scienza ed arte.
 
Né trascurò le Alpi, anche lontane dalla guerra. Sulla caserma Challand, nella vecchia Aosta, donde partirono gli alpini nel 1917, murò una lapide con queste parole, questa volta dettate dal professor De Marchi:
 
Di qui volaste all’itala vittoria
Invitti figli delle balze alpine;
Io segno l’ora della vostra gloria.
 
Ma il vecchio marinaio è attaccato soprattutto alla spiaggia di Cortellazzo, dove, con i bersaglieri di Ceccherini, i marinai, dal novembre 1917, tennero fronte al nemico e lo ridussero contro l’argine del Piave.
Qui scrisse:
 
Mentre sul marmo vai cercando l’ore,
Ricorda o passeggier che a Cortellazzo
Gli eroi del mar respinsero l’invasore.


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Ora, mentre gli sto parlando, dà gli ultimi tocchi alla meridiana per il comando della Marina. Sopra la “Hora belli” la meridiana, che evidentemente fa parte di una delle tante nostre leghe antitedesche, ammonisce:
 
Non sono qui solo per segnarti l’ore;
della teutone bellica “cultura”
qui sto per ricordar tutto l’orrore.
 
“Senta, comandante - gli chiedo - quando le è nata la passione per le meridiane?”.
“Molti anni fa, trovandomi nell’isola di Giannizzeri ad una caccia al coniglio selvatico, cacciatori e pastori essendo sprovvisti di orologio, mi sono ingegnato a calcolare la prima volta le ore con l’ombra del sole. E da quella volta la malattia, come vede, è diventata inguaribile”.
“Bravo comandante! Ma, a quei tempi, l’uomo si accontentava di cacciare al Coniglio selvatico...”.


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