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IV  RAGGRUPPAMENTO

(Già Raggruppamento Alpini del XX Corpo D'armata
poi comando dei gruppi alpini 8° e 9°)

ANNO 1916.

     Il 30 giugno, il Comando del XX corpo d'armata, costituisce un raggruppamento alpini col 4° gruppo (battaglioni Cividale, M. Mercantour, M. Clapier, Val Natisone, M. Matajur), con l'8°, di nuova formazione, (battaglioni Val Tagliamento, Val d'Arroscia, Val d'Ellero, M. Avernis) e col "gruppo speciale Stringa" (battaglioni M. Argentera, Val Maira, Val Cenischia, M. Saccarello, Monviso, Bassano, Sette Comuni, Morbegno).
     I riparti del 4° e del "gruppo speciale Stringa" occupano la linea passo dell'Agnella, Cima del Campanaro, M. Campigoletti, Busa del Lepre, Busa dell'Orco, q. 1843, rovescio Buse Magre, rovescio M. Forno; l'8° gruppo si disloca ad Osteria alla Barricata.
     E' in pieno sviluppo la nostra controffensiva sull'altopiano dei Sette Comuni; al raggruppamento è commesso il compito di operare contro le linee nemiche fra M. Chiesa ed il Corno di Campo Bianco, avendo per obiettivo, in primo tempo, la Forzelletta di Galmarara e poi la Bocchetta di Portule.
     Il 5 luglio i riparti, lasciati a presidio delle linee occupate piccoli nuclei di truppe, così si dislocano: il 4° gruppo, fra Cima delle Saette e Grotta del Lago; l'8°, in rincalzo, sul rovescio di Cima delle Saette; il "gruppo speciale Stringa", fra Cima della Campanella e Cima della Caldiera.
     Contro le formidabili posizioni avversarie, il raggruppamento per tre giorni svolge ripetuti attacchi, ma la reazione è violenta e la resistenza assai tenace per cui lievi sono i vantaggi, gravissime le perdite.
      Nel tardo pomeriggio del 9 luglio l'azione viene ripresa, ma l'attacco ancora una volta s'infrange contro le difese nemiche ancora in efficienza, malgrado la valida cooperazione delle nostre batterie da montagna. Solo alcuni elementi dell'8° gruppo riescono a penetrare, dopo ripetuti assalti, nelle trincee fra M. Cucco di Pozze e M. Chiesa; ma, battuti da violentissimo fuoco, sono costretti a ripiegare.
     Gli alpini si rafforzano sulla linea raggiunta; il "gruppo speciale Stringa" occupa le falde occidentali di Cima del Campanaro, q. 2012, falde occidentali di Cima della Campanella - M. Lozze; l'8°: Busa dell'Orco, Busa della Crea, Malga Pozze, q. 1912 ed il 4°: q. 1943, Buse Magre, falde occidentali di M. Forno, q. 1911.
     Fino al 20 luglio i riparti provvedono alla sistemazione difensiva della nuova linea ed al miglioramento delle vie di comunicazione. Il 21 il 4° gruppo è sostituito in linea da riparti di fanteria inserendosi nel "gruppo speciale Stringa" che limita la sua fronte tra M. Lozze - Cima della Campanella (q. 1996).
     Il 22 vengono riprese le operazioni che mirano al possesso della linea: Busa del Ghiaccio, q. 2056, Malga Campigoletti, M. Ortigara, contro la quale operano gli alpini del 4° e dell'8° gruppo, sostenuti da riparti della "Perugia" e dell'"Ivrea" (34a divisione).
     L'avanzata è lenta e faticosa, causa l'impervia natura del terreno e la vivace reazione nemica.
     Il 24 le colonne d'attacco operano così ripartite: una (4° e 8°) assegnata alla 34a divisione, l'altra ("gruppo speciale Stringa") al raggruppamento.
     Nel pomeriggio del 24 le operazioni vengono sospese e le truppe si rafforzano sulle linee conquistate.
     Ulteriori azioni sulla fronte del raggruppamento permettono di conseguire lievi vantaggi mentre i battaglioni, alternandosi nei lavori, provvedono a costituire una forte linea di resistenza sulle alture che da Cima della Caldiera (Campanaro) per M. Lozze, Cima delle Saette, degradano verso M. Forno. Il 5 settembre il 4° gruppo passa alla dipendenza del XVIII corpo d'armata e viene sostituito dal 9° bersaglieri. Il 19, il "gruppo speciale Stringa" assume la denominazione di 9° gruppo. Si predispongono i mezzi necessari per una decisa azione contro M. Ortigara - M. Campigoletti, azione che, per altro, non ha luogo, causa il prematuro sopraggiungere dell'inverno e la considerevole quantità di neve caduta che paralizza ogni movimento.
     Il 29 dicembre il raggruppamento alpini del XX corpo d'armata prende la denominazione di comando dei gruppi alpini 8° e 9°.

ANNO 1917.

     Il duro inverno sospende ogni azione bellica; le truppe in linea, pur continuando a presidiare le note posizioni, sono sottoposte a duri sacrifici.
     Il 15 marzo, il nemico attraverso una galleria di neve riesce a penetrare nelle linee tenute dal battaglione Bassano, ma viene prontamente respinto da un nostro contrattacco.
     Il 20 marzo i gruppi alpini 8° e 9° sono dislocati nella piana veneta, ad est di Bassano, tra Pove e Crespano.
     Dal 22 al 31 maggio si trasferiscono nuovamente sull'altopiano dei Sette Comuni, ammassandosi nella zona Malga Fossette - Osteria alla Barricata - Costa Alta, in attesa di partecipare alla prossima azione che deve essere svolta dal XX corpo d'armata per la rottura della fronte nemica, a nord, in corrispondenza del M. Ortigara e M. Forno, e per il possesso di tutto l'orlo dell'altopiano, verso la val Sugana, fino a Cima Portule.
     L'azione ha inizio il 10 giugno; le nostre artiglierie e le bombarde battono le posizioni avversarie, ed alle 15 la 52a divisione, di cui i gruppi alpini 8° e 9° costituiscono la colonna di destra, attraverso una fitta nebbia, attacca le posizioni nemiche dell'Ortigara (q. 2003, passo dell'Agnella - q. 2101 - q. 2105) collegandosi a sinistra col I raggruppamento. Gli alpini, benchè presi subito sotto fuoco violentissimo di artiglieria e mitragliatrici, ottengono buoni risultati. Nella stessa sera il "Bassano", rincalzato dal "M. Baldo", espugna, dopo gagliarda lotta a corpo a corpo, il passo dell'Agnella e q. 2101 dell'Ortigara, catturandone il presidio.
     Le due conquiste costano gravi perdite. I due battaglioni suaccennati perdono entrambi il comandante e gran parte degli ufficiali.
     Il "Sette comuni" ed il "Verona" (9° gruppo) che hanno per obiettivo la sommità dell'Ortigara subiscono anch'essi gravi perdite nei ripetuti, sanguinosi tentativi d'impadronirsi di q. 2105; a sera sono costretti ad arrestarsi dinanzi alle difese ancora in piena efficienza.
     Nella giornata dell'11, i rinnovati attacchi del 9° gruppo, contro q. 2105; dell'8°, rincalzato dai battaglioni M. Spluga e Tirano, contro il fianco nord di detta quota ed il passo di val Caldiera, non riescono e perciò la battaglia subisce una sosta, interrotta da due violenti contrattacchi contro q. 2101 che gli alpini del "M. Clapier", del "Val d'Ellero", del "M. Spluga" e del "Tirano" respingono, subendo ed infliggendo gravi perdite all'avversario.
     I due gruppi vengono sostituiti sulla linea di fuoco e fatti ripiegare sul rovescio delle nostre posizioni di massima resistenza per riordinarsi.
     Il 19 giugno l'azione riprende violenta e decisa; i due gruppi convergono da est e da nord, attaccando con estremo valore la sommità dell'Ortigara, q. 2105. Dopo breve ma furiosa lotta l'obiettivo è in nostro possesso ed i riparti, che hanno catturato circa 1000 prigionieri, si spingono contro q. 2093 innanzi alla quale però devono arrestarsi.
     Ma i difensori di Campigoletti e delle altre posizioni a sud seguitano a resistere ai nostri attacchi le cui difficoltà vengono aggravate dalle avverse condizioni atmosferiche. La nuova conquista, per quanto costituisca una splendida testimonianza del valore e dello slancio dei nostri alpini, li costringe a resistere su posizioni intensamente battute dall'artiglieria e minacciate da facili accessi ancora in mano al nemico, che, ricevuti rinforzi, nelle primissime ore del 25, dopo intenso bombardamento, attacca con estrema violenza le nostre improvvisate difese.
     La lotta degenera presto in un sanguinoso corpo a corpo, finchè i nostri, dopo aver inflitto ingenti perdite all'avversario, sono costretti ad abbandonare la linea di cresta dell'Ortigara (q. 2105 - q. 2101), ma costituiscono una linea di fuoco sulle falde del monte stesso.
     I gruppi alpini 8° e 9° si concentrano a Malga Moline per riordinarsi e l'8 luglio si dislocano in trincea lungo tutta la linea di vigilanza e di resistenza dal Campanaro ai Ruderi. Il 19, in seguito a una nuova ripartizione della fronte della 52a divisione, al comando dei due gruppi viene assegnato il settore da M. Lozze (escluso) a M. Palo (incluso) ed il 20 il predetto comando assume la denominazione di IV raggruppamento alpini.
     Sulla detta linea di difesa si alternano i battaglioni senza che si abbiano ulteriori azioni degne di rilievo.
     Il 23 ottobre, l'8° gruppo viene destinato ad altra fronte e parte dei suoi battaglioni vengono sostituiti dallo "Stelvio" e dal "Tirano" del 1° gruppo alpini. Il 9° estende la propria occupazione dalla sella di Campoluzzo a q. 1807 (M. Palo), punto di contatto della 52a divisione con la destra della 29a.
     Il 9 novembre, in seguito alla nuova situazione creatasi sulla nostra fronte, anche la 1a armata inizia il ripiegamento sulla destra del Brenta mantenendo il contatto con la 4a che dal Cadore si porta sul massiccio del Grappa.
     I riparti del IV raggruppamento ripiegano dalla prima linea protetti da pattuglie di arditi, mentre il "M. Baldo" ed il "Vestone" costituiscono un nucleo di copertura per dar tempo al grosso di sistemare una linea arretrata di resistenza, che per il raggruppamento è stabilita dal M. Badenecche al Sasso Rosso.
     I battaglioni del 9° gruppo vengono in seguito impiegati alla dipendenza tattica di altre unità.
     Il 10 novembre il "Verona" ed il "Sette Comuni", passano alla dipendenza della 29a divisione, per parare alla minaccia del nemico che ad ovest si è decisamente impegnato contro la linea M. Sisemol - Gallio (XXII corpo d'armata). Nella giornata del 12 novembre, mentre il nucleo di copertura dalla Corda della Marcesina sta ripiegando sotto la pressione nemica sulla linea Pizzo - val d'Antenne - q. 1597 di M. Brustolae, i battaglioni Bassano e Verona respingono ripetuti attacchi dell'avversario che tenta incunearsi fra M. Longara e Gallio. I movimenti procedono regolarmente; il "M. Baldo" prende posizione a M. Lisser ed il IV raggruppamento, alla cui dipendenza passa il 3° gruppo alpini (battaglioni Cuneo, Marmolada, e Val Dora), in posizione sulla linea Tondarecar - Badenecche, occupa con il 9° gruppo il tratto di linea Badenecche - Sasso Rosso.
     La pressione nemica si accentua su tutta la fronte.
     Il 15, il "M. Baldo" concorre a respingere un attacco su M. Fior e il 16 il "Sette Comuni" contrattacca senza risultato a Malga le Fratte (nord di M. Badenecche) posizioni già tenute dal "Val Dora". Passato il IV raggruppamento alla dipendenza della 29a divisione esso si costituisce su due gruppi, il 3° ed il 15° (di nuova formazione provvisoria con i battaglioni M. Cervino, M. Pasubio e M. Saccarello) ai quali è affidata la difesa del nodo montano: M. Fiorn - M. Castelgomberto contro cui si accentua il fuoco dell'artiglieria. Il 9° gruppo passa alla 52a divisione.
     Il 4 dicembre, il nemico, che nei giorni precedenti aveva tenuto sotto il fuoco di numerose batterie di ogni calibro le posizioni difese dal IV raggruppamento, attacca simultaneamente M. Castelgomberto (3° gruppo) e M. Fior (15° gruppo).
     I battaglioni alpini resistono all'urto, ma la situazione diviene critica quando l'avversario, che nel frattempo aveva sfondato la nostra linea sulla destra del raggruppamento (M. Tondarecar - M. Badenecche) con rapida mossa avvolgente occupa M. Miela e M. Spil, cadendo così sul rovescio di M. Fior - M. Castelgomberto.
     I battaglioni Saccarello e Val Dora, in riserva a Malga Lora, fanno dapprima fronte all'improvvisa minaccia nemica, ma sono costretti a ripiegare sotto violento fuoco, nè valgono a migliorare la situazione i ripetuti contrattacchi dei battaglioni M. Cervino e M. Pasubio tendenti alla rioccupazione di M. Fior e M. Spil.
     Gli alpini, per quanto attaccati da ogni palmo e tentando di rompere l'accerchiamento; alcuni riparti benchè decimati protraggono la resistenza sino al pomeriggio del giorno 5, ma poi vengono anch'essi annientati e sopraffatti. Il bollettino del Comando Supremo pone in rilievo il valoroso contegno di alcuni riparti alpini che rimasti isolati sul M. Fior e sul M. Castelgomberto preferiscono, all'eventualità dell'incerto ripiegamento, in glorioso sacrificio di una eroica difesa ad oltranza. Fra detti riparti vi sono quelli del IV raggruppamento.
     Il 9 dicembre esso è disciolto ed i pochi superstiti si trasferiscono nella zona di Bertesina.

ANNO 1918.

     I battaglioni alpini, che alla dipendenza della 5a divisione presidiano nella zona dell'Adamello le posizioni di Punta di Castellaccio, Punta di Lago Scuro, M. Mandrone ricostituiscono in data 12 marzo il IV raggruppamento suddiviso in due gruppi: 7° (battaglioni Val Baltea - M. Mandrone - M. Cavento) e 19° (battaglioni Edolo - Val d'Intelvi).
     Nessun avvenimento notevole si verifica nei mesi di marzo ed aprile, anche perchè il clima rigido e la neve paralizzano ogni azione.
     Il 25 maggio, nell'intento di migliorare la nostra sistuazione alle testate di val di Genova e val di Sole, alcuni riparti attaccano Cima Presena per procedere alla conquista del Monticello.
     I plotoni arditi del "Val Baltea" e del "Mandrone" con rapido slancio, malgrado il terreno difficilissimo, occupano q. 3052; contemporaneamente quello del battaglione M. Cavento s'impadronisce di Cima del Zigolòn. Vengono catturati prigionieri e mentre il nemico, riavutosi dalla sorpresa, reagisce con fuoco di artiglieria e mitragliatrici, il battaglione M. Mandrone con gli arditi del "Pallanza" e del "Val Baltea" punta verso le posizioni di Cima Presena, ma tre successivi attacchi sono frustrati dalla reazione nemica.
     A sera viene rinnovato l'attacco e col concorso di riparti del "M. Cavento", che arditamente danno la scalata alle posizioni nemiche, Cima Presena cade in nostro possesso con numerosi prigionieri e quattro cannoni.
     Nella notte, dopo una ripresa di fuoco da parte delle nostre artiglierie, si procede all'occupazione della conca di Presena le cui ridotte cedono una ad una; cade anche la difesa del passo Paradiso dal quale si procede verso q. 2609; quindi s'inizia l'attacco alle quote del Monticello.
     La 52a compagnia dell'"Edolo", con gli arditi dell'"Intelvi", avanza decisamente raggiungendo Baito Monticello, mentre il III riparto d'assalto tende alla conquista di q. 2609, ma è fortemente ostacolato da violento fuoco che batte con efficacia la cresta sottile che i riparti devono attraversare. Ciò nonostante la q. 2545 del Monticello è occupata dai nostri che subito puntano su q. 2432, da dove il nemico oppone accanita resistenza ai ripetuti attacchi svolti dal battaglione Edolo.
     Durante l'azione sono catturati circa 870 prigionieri con quattro cannoni e trentadue mitragliatrici.
     In seguito alla conquista di conca Presena - Monticello, la zona dell'Adamello viene suddivisa in tre sottozone e cioè: Adamello, val di Genova e conca Presena. La prima resta assegnata al 7° gruppo; le altre al 19°, al quale, il 7 giugno, viene destinato il battaglione M. Tonale.
     Il 15 giugno, iniziatasi l'offensiva austriaca sul Piave, il nemico attacca le nostre posizioni di Corno di Cavento su tre colonne, che protette da violento fuoco di artiglieria vincono la tenace resistenza del "Val Baltea" occupandone le trincee e mantenendone nonostante un pronto contrattacco sferrato dal battaglione M. Mandrone.
     Nel frattempo viene respinta una puntata nemica contro il passo di Lares.
     Il 19 luglio il "Val Baltea" con i plotoni arditi del "M. Mandrone" e dek "Val d'Intelvi", dopo circa quattro ore di fuoco d'artiglieria, attacca il Corno di Cavento da nord, da sud - ovest e da est. Il nemico, sorpreso dalla fulminea avanzata degli alpini, che con abilità e slancio superano le difficoltà opposte dal terreno, è alfine costretto ad arrendersi; la posizione è nuovamente in nostro possesso.
     Il 13 agosto ha inizio l'azione già progettata, prima della ripresa di Corno di Cavento, per impadronirsi della linea M. Stablel - Menicigolo, in concomitanza di altre che debbono essere svolte a nord dal VII raggruppamento. In tal giorno gli alpini puntano sugli obiettivi loro assegnati; i plotoni arditi del 7° gruppo contro Stabel - Menicigolo; i battaglioni Val d'Intelvi, Pallanza ed i plotoni arditi del 19° gruppo contro la linea Marocche Orientali - passo dei Segni - val Presena.
     L'avversario reagisce con fuoco di artiglieria e mitragliatrici arrestando gli attaccanti che, occupato il Matterott, avanzano su due colonne, una verso nord, contro Menicigolo, l'altra verso sud contro Stabel.
     Anche le posizioni di passo dei Segni e delle Marocche, in un primo tempo resistono ai ripetuti attacchi degli arditi del "Tonale" e del "Val d'Intelvi" i quali subiscono gravi perdite. Soltanto verso sera è possibile occupare passo dei Segni e fare qualche progresso sulle Marocche Orientali, che nella notte infine cadono in nostro possesso.
     Nel restante del mese di agosto ed in settembre non di hanno altri avvenimenti importanti.
     Il 3 novembre il raggruppamento, che durante le prime fasi della battaglia di Vittorio Veneto non ha avuto occasione di impegnarsi a fondo, lascia le linee e per il passo del Tonale scende in val di Sole, avendo alla dipendenza il 16° e 19° gruppo. Senza incontrare resistenza, raggiunge Fucine e nella notte si dirige su Malè, quindi su Clès, mentre una colonna volante in marcia su Bolzano, è costretta ad arretrarsi al passo della Mendola a causa dell'armistizio.

MILITARI DECORATI CON L’ORDINE MILITARE DI SAVOIA.

ALLIEVI CESARE, maggiore generale - cavaliere - Altopiano di Asiago, luglio 1916.
RONCHI QUINTINO, brigadiere generale - uffiziale - Presena - Monticelli, 25 - 26 maggio 1918.
COMANDANTI DEL RAGGRUPPAMENTO.

Brig. gen. BARCO Lorenzo, dal 30 giugno al 4 luglio 1916.
Magg. gen. ALLIEVI Cesare, dal 5 al 27 luglio 1916.
Magg. gen. DI GIORGIO Antonino, dal 27 agosto 1916 al 29 giugno 1917.
Brig. gen. PEROL Clemente, dal 9 luglio al 24 agosto 1917.
Brig. gen. RHO Michele Eraldo, dal 26 agosto al 5 dicembre 1917 (prigioniero).
Brig. gen. RONCHI Quintino, dal 12 marzo al 29 agosto 1918.
Magg. gen. CAVIGLIA Cesare, dal 30 agosto 1918 al termine della guerra.


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