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------------- Aggiornamento -------------

Siamo felici di potervi comunicare che l’aggiornamento del sito è iniziato e la prima fase è completata, ma siamo ancora lontani dalla fine dei lavori e dalla cifra necessaria.

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato fin ora e speriamo molti altri si uniscano a noi per salvare Fronte del Piave.




Maggiori informazioni e aggiornamenti qui.

 
     
 

5°  GRUPPO

ANNO 1916.

     Il 25 maggio, i battaglioni alpini Belluno, Val Chisone, M. Antelao, M. Pelmo, M. Albergian, dislocati in val Costeana (4a armata), costituiscono il 5° gruppo dal quale dipende anche il I/46° ed il III/45° fanteria.
     Al gruppo è affidata la difesa della linea: Piccolo Lagazuoi, Cima Falzarego, Col dei Bois, q. 2201 della Tofana 1a, forcella di Fontana Negra, q. 3241 della Tofana 2a, q. 2835 della Tofana 3a.
     I battaglioni sono impegnati in lavori per la sistemazione della difesa e mantengono il contatto col nemico a mezzo di pattuglie.
     E' in pieno sviluppo la nostra controffensiva nel Trentino ed alle truppe dell'armata viene ordinato di cooperarvi. I riparti del settore di Val Costeana si preparano attivamente per tentare di impossessarsi della valle Travenanzes.
     Il 2 luglio, un nucleo di alpini riesce ad occupare una posizione sovrastante il "Castelletto" della Tofana 1a e, tra il 9 ed il 10, con brillante attacco, sono strappate al nemico la posizione denominata "Tre Dita" sulla Tofana 1a ed importanti trinceramenti alla forcella di Fontana Negra. Vani sono gli sforzi dell'avversario per riconquistare il terreno perduto; gli alpini ed i fanti resistono tenacemente sistemandosi prontamente a difesa nelle posizioni occupate.
     E' ultimata, intanto, una galleria di mina sottostante le difese nemiche del "Castelletto" che al mattino del giorno 11 viene fatta brillare. Lo scoppio produce un imbuto di circa 15 metri di profondità, seppellendo le trincee ed i baraccamenti avversari. I depositi di esplosivi nemici incendiati provocano una enorme emanazione di gas deleteri, che non consente alle nostre truppe di avanzare immediatamente. Il successivo 12 continuano le frane e nelle gallerie i gas, ancora esistenti, ritardano lo sgombero dei detriti.
     Nella sera, però, gli alpini conquistano il "Castelletto", dopo aver lottato per circa due giorni contro le difficoltà del terreno e le insidie del nemico che, per quanto scosso, reagisce con violenza. Respinti i ritorni offensivi, il 14, con rapida ed ardita mossa, gli alpini, contrattaccando, riescono a prendere ancora prigionieri, armi e munizioni.
     Si provvede a rafforzare la nuova linea, e, con l'arrivo nel settore del "Pieve di Cadore" e del III/82°, vengono sostituiti in linea i riparti più provati.
     L'azione, ritardata dalle conseguenze dello scoppio della mina, prosegue.
     Il 24 luglio, con attacco di sorpresa, viene conquistata una trincea sul rovescio del "Castelletto". Il 29, alpini e fanti ritornano all'attacco: una prima colonna, che agisce dimostrativamente verso forcella Lagazuoi, incontra una forte resistenza e, pur essendo costretta a ripiegare, assolve il suo compito richiamando l'attenzione del nemico su quel tratto di fronte. Intanto riparti del "M. Antelao" iniziano la discesa dal "Castelletto" verso il fondo valle Travenanzes e, vincendo la resistenza di un nucleo nemico, appostato in un punto di obbligato passaggio, scendono in fondo valle ed iniziano l'attacco sul rovescio della posizione nemica denominata il "Sasso Misterioso".
     La colonna principale avanza lentamente a causa delle enormi difficoltà del terreno e della resistenza avversaria; nella notte sul 30, però, dopo un accanito combattimento, la posizione è conquistata.
     L'avanzata continua. Il nemico tenta con violenti contrattacchi di contrastarla, ma i battaglioni, respingendo ogni ritorno offensivo, continuano, per quanto lentamente, a procedere nell'azione. Nella notte sul 31 riescono ad occupare una posizione dominante quella nemica della Wolf Glanvell Htt e la mulattiera che dalla forcella grande di Fanis scende nella valle, unica via di rifornimento delle truppe nemiche occupanti la testata dell'alta valle stessa. L'avversario, mal rassegnato, si accanisce con violenti contrattacchi, che le truppe del settore rigettano, infliggendogli perdite.
     Il 9 agosto, un nucleo di arditi occupa q. 2760, che il nemico ha abbandonata sotto la nostra pressione, catturando munizioni e viveri di riserva. Il 13, viene respinto un violento ritorno offensivo.
     Il 21 e 22 agosto, dopo azione improvvisa delle artiglierie ed immediata, irruente avanzata delle fanterie, il nemico lascia nelle nostre mani tutte le trincee costruite a sud-ovest della q. 2760 (Salto del Masarè di Fontana Negra) per contrastare la nostra discesa in val Travenanzes.
     Il 7 settembre, dopo un lungo lavoro di approccio, col favore del maltempo, un riparto, portatosi sotto le posizioni avversarie, dopo breve ma violenta azione di artiglierie e mitragliatrici, attacca, scacciandone i difensori, la posizione denominata il "Gradino", sperone che si stacca da Cima Falzarego, dirigendosi a nord-ovest verso il passo omonimo.
     Il 12 settembre, un ardito nucleo occupa trinceramenti a dominio della forcella di Travenanzes; il 13, con faticosa ascensione, altro nucleo s'impadronisce di trincee sul Grande Lagazuoi; il 16 viene ampliata l'occupazione oltre Col dei Bois.
     Le azioni subiscono una breve sosta per la neve che cade abbondante, la tormenta e le valanghe. Ma il 30 settembre, assestate le nuove posizioni, ultimata la postazione in caverna ("Castelletto") di pezzi di artiglieria, che riescono a prendere d'infilata i trinceramenti nemici, gli alpini, approfittando della nebbia e del cattivo tempo, superando aspre ed intricate difficoltà del terreno, riescono a scacciare l'avversario dalle basi della Tofana 1a e ad affermarsi sulla sponda destra del rio Travenanzes, a nord di Col dei Bois, oltre il sentiero che dalla forcella Travenanzes scende nella valle omonima.
     L'azione ha una nuova sosta ed i riparti procedono ad opportuni lavori, mantenendo però attiva sorveglianza sul nemico.
     Il 21 ottobre, malgrado la neve e le intemperie, riparti alpini, superando gravi difficoltà di terreno, iniziano una lenta ma sicura avanzata sulle estreme pendici orientali del Grande Lagazuoi. Dopo vivace combattimento sostenuto sulle pendici meridionali del Gasser Depot, riescono a circondarne il presidio e con brillante corpo a corpo, conquistano la posizione facendo prigionieri e catturando un ricco bottino di armi, di munizioni e di materiale di guerra.
     Il 21 novembre, per una miglior sistemazione, il settore viene diviso in cinque sottosettori; 1°, alta valle Costeana; 2°, Lagazuoi - Falzarego; 3°, Col dei Bois e forcella omonima - val Travenanzes - "Castelletto"; 4°, forcella Fontana Negra - "Tre Dita"; 5°, Tofana 2a e 3a.
     I battaglioni provvedono, con lavoro assiduo, allo sgombero delle vie di comunicazione ed alla riparazione dei trinceramenti, continuamente interrotte le prime e sepolti i secondi dalle nevi e da frequenti cadute di Valanghe.                   

ANNO 1917.

     Durante l'inverno, caratterizzato dall'attività delle artiglierie e da frequenti azioni di pattuglie, i riparti, nelle posizioni precedentemente occupate, provvedono alla sorveglianza della prima linea.
     Il 7 aprile, un riparto riesce ad affermarsi sulle pendici meridionali di Gasser Depot, rettificando in nostro favore la posizione di valle Travenanzes.
     Il 22 maggio, il nemico fa brillare contemporaneamente due poderose mine, oltre la nostra linea avanzata di "Cengia Martini", determinando un enorme franamento della montagna. Malgrado l'entità delle mine, la posizione non subisce che lievi danni ed una pronta e forte reazione dei nostri e delle artiglierie, riesce ad arrestare nettamente l'attacco sferrato dall'avversario.
     Nei giorni seguenti si procede a lavori di sgombero dei materiali e di riattamento delle posizioni.
     Fervono intanto i lavori per la costruzione di una galleria sotto la selletta del Piccolo Lagazuoi e la sera del 21 giugno, ultimati i preparativi, viene fatta brillare una mina che distrugge l'intero presidio nemico soprastante. Riparti alpini con slancio conquistano la prima cima del suddetto monte (q. 2668), rafforzandola validamente.
     Il giorno 22, il 5° gruppo, sostituito nel settore dal 12°, deve trasferirsi alla 2a armata: il "M. Antelao" ed il "M. Albergian" iniziano il movimento. Il 30 tutti i battaglioni, dopo aver ceduto le linee, sono dislocati tra Belluno, Polpet, Ponte nelle Alpi, Longarone, valle Boite. Dopo breve sosta in dette località, le marce di trasferimento sono riprese ed il giorno 8 luglio, raggiunto il territorio dell'armata, i riparti si accampano tra Vergnacco, Lacorgnano, Qualso, Attimis, Nimis e Valle. Si intraprende, intanto, un periodo di intense istruzioni.
     Il 23 luglio i sei battaglioni sono divisi in due nuclei: il primo composto dal "Val Chisone", "M. Albergian", "Belluno", conserva la denominazione di 5° gruppo; l'altro composto dal "Pieve di Cadore", "M. Antelao", "M. Pelmo" costituisce il 13° gruppo, ed insieme formano il V raggruppamento col quale i riparti del 5°, combattono fino al 25 novembre 1917, alla quale data il gruppo è disciolto (1).       
     (1) Per questo periodo vedere il V raggruppamento.

ANNO 1918.

     Il 1° marzo, presso la 52a divisione (XX corpo - 6a armata), il 5° gruppo si ricostituisce con i battaglioni Morbegno, Stelvio e Tirano, alla dipendenza del II raggruppamento; però assume la denominazione di 1° gruppo. Il 1° gruppo, invece, con i battaglioni Vestone, Spluga e Valtellina, sotto la stessa data, assume la denominazione di 5° che, sempre alla dipendenza del suddetto raggruppamento, combatte fino al termine della guerra (2).               
     (2) Per questo periodo vedere il II raggruppamento.
COMANDANTI DEL GRUPPO.

Colonnello TARDITI Giuseppe, dal 25 maggio 1916 al 22 luglio 1917.
Colonnello MAGLIANO Vittorio, dal 23 luglio al 26 ottobre 1917 (prigioniero).
Colonnello FERRARI Antonio, dal 6 marzo 1918 al termine della guerra.


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