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------------- Aggiornamento -------------

Siamo felici di potervi comunicare che l’aggiornamento del sito è iniziato e la prima fase è completata, ma siamo ancora lontani dalla fine dei lavori e dalla cifra necessaria.

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato fin ora e speriamo molti altri si uniscano a noi per salvare Fronte del Piave.




Maggiori informazioni e aggiornamenti qui.

 
     
 


(Dal diario della 1a squadriglia)
La nebbia: la nemica degli aviatori.

(1 – 2 maggio 1917).

UN DIFFICILE BOMBARDAMENTO NOTTURNO COSTRINGEE
APPARECCHI AD ATTERRARE FUORI CAMPO.


     Si riceve l'ordine verbale di eseguire il bombardamento notturno di Opcina e Prosecco. Alle ore 23,20 parte l'apparecchio 1181 con a bordo il pilota tenente Taramelli Guido e pilota sergente Castigliano Alessandro e mitragliere Iosef Napoli. Alle ore 23,30 parte l'apparecchio 1257 coi piloti sottotenente Errera Gilberto e sergente Fossati Alessandro, mitragliere Broggini Angelo.
     Alle ore 4,30 del 2 maggio il tenente Taramelli comunica da Ciano (Crocietta Trevigiana) che ha dovuto atterrare nel fiume Piave. Del sottotenente Errera si ha solo notizia alle ore 8 del 2 maggio a mezzo telegramma che dice di aver atterrato nel letto del fiume Piave in vicinanza di Cima d'Olmo, apparecchio distrutto, pilota sottotenente Errera e mitragliere Broggini incolumi, pilota Fossati ha riportato la frattura multipla della gamba destra.
     Verso le ore 21,30 del 2 maggio l'equipaggio dell'apparecchio 1181 fa la seguente relazione:
     «Lasciato il campo alle 23,20 si fece rotta verso i ponti del Tagliamento, tenendosi a destra della ferrovia che si poteva intravedere con molto stento. Raggiunto il Tagliamento alla quota di metri 1000 si dovette scendere, che difficilissimo era seguire il corso del Fiume. Si continuò la rotta sempre più ostacolata da uno strato di nubi a circa 200 metri che impedivano la vista del terreno e del fiume, e da nubi che andavano coprendo il cielo. Giunti all'altezza di Grado ed in vista dei fari di Punta Sdobba, dalla quota di metri 2200 ci trovammo completamente avvolti nella nebbia, dalla quale cercammo uscire con manovra. Perduta la cognizione esatta della rotta e ritenuto impossibile proseguire, si decise il ritorno.
     «Discesi a quote basse per ricercare qualche punto di riferimento, data la foschia sempre più fitta ed il persistere di nubi a piccolissima altezza, non ci riuscì dirigerci al campo. Si navigò così vagando per più di due ore, fra successive discese e salite, finché ci si trovò sopra una bassa montagna la quale scomparve alla nostra osservazione perché coperta da nubi. Continuando nel tentativo di avvicinarci al campo con rotta immaginaria ci riuscì di scorgere a stento, attraverso ad uno squarcio di nubi, il letto di un fiume. Calcolato che pel lungo volo eseguito presto ci sarebbe mancata la benzina si decise di effettuare, dato il carico dell'esplosivo, l'atterraggio.
     «Alle ore 2,35 atterravamo felicemente nel greto di un torrente, riportando all'apparecchio lievi danni e l'incolumità dell'equipaggio. Lasciato il sergente Castigliano a guardia dell'apparecchio, il tenente Taramelli ed il mitragliere Iosef Napoli malgrado la densa nebbia impedisse di valutare la profondità e la lunghezza della corrente, decisero di affrontare, sebbene poco abili al nuoto, la traversata del fiume al solo scopo di avvertire sollecitamente il Comando del loro felice atterramento».
     Alle ore 21,30 del 2 maggio 1917 l'equipaggio del «1257» fa la seguente relazione:
     «Partiti alle ore 23,30 si raggiunsero le foci del Tagliamento navigando in mezzo a nubi ed a foschia che rendevano difficile la rotta, da quel punto si notarono luci all'altezza di Grado e di Punta Sdobba che servirono come punti di riferimento. Giunti all'altezza di Punta Sdobba, seguendo l'andamento della costa, che s'intravedeva appena, si giunse a un punto del Golfo di Panzano dal quale si scorsero due fari posti approssimativamente tra Miramare e Barcola, diretti su quei fari se ne scorsero altri sei accoppiati nella zona di Trieste; si passò su Trieste planando raggiungendo la quota di 1500 metri diretti su Opcina ove vennero lanciate otto bombe delle quali si poté notare lo scoppio, le altre due bombe vennero lanciate in prossimità della costa e presumibilmente nelle vicinanze di Barcole. Nel ritorno si poté raggiungere il Tagliamento all'altezza dell'ansa di S. Mauro, a tal punto non potendo più proseguire lungo il corso del Tagliamento causa la forte nebbia e nubi che ne intercettavano la costa si cercò di navigare in direzione di Pordenone eseguendo continuamente la manovra di innalzamento ed abbassamento per cercare di scorgere il terreno, illuminandolo coi due fari dell'apparecchio.
     «Alle ore 3 in previsione che venisse a mancare la benzina, abbassatici alla quota di 100 metri si decise ad atterrare nel letto di un fiume che era apparso alla vista in quel momento. All'altezza di circa 5 metri l'ala destra dell'apparecchio venne completamente asportata nell'urto contro un albero e il personale di bordo venne lanciato nel greto del fiume. Il sottotenente Errera sig. Gilberto e l'allievo mitragliere Broggini, riportarono solo delle leggere contusioni, mentre il sergente Fossati riportò la frattura della gamba destra, le prime cure vennero prestate dal prof. Tramontini medico condotto di S. Polo di Piave.
     «La caduta avvenne nella località di Casero, in mezzo al letto del Piave, presso Cimadolmo.
     «L'apparecchio fu fatto segno a fuoco di antiaerei nemici senza alcun effetto».


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