“...erano l’una, forse le due quando si sviluppò l’azione del Sasso Misterioso ad opera dei due plotoni del Ten. Fortini. La confusione regnava sovrana. Fortini cadde. Ero disperato. Aspettavo il mio momento e intanto osservavo l’agonia del mio Battaglione. Il cielo vomitava piombo. Tutte le artiglierie austriache presero di mira le nostre posizioni totalmente scoperte su Cima e Forcella Bois, paralizzando i movimenti del Btg.”Pelmo” e dell’ “Albergian”.
Io intanto, con i miei uomini, cominciavo ad avanzare verso il Gasser Depot presidiato dai Landsturmer del Ten. Obrist. Avanzai sospettoso, senza incontrare anima viva e solo dopo aver oltrepassato il Rio Travenanzes, mi trovai improvvisamente di fronte ad un tratto di trincee austriache dalle quali vennero lanciati razzi che illuminavano sinistramente la valle. Ordinai ai miei uomini di gettarsi a terra e di restare immobili. Eravamo troppo pochi per affrontare il nemico. Il buio assoluto della notte ci protesse mentre decidevo di ripiegare sulla mia destra e ricongiungermi con i plotoni della 77a e della 79a Compagnia. Ormai albeggiava. Ripiegai verso il Sasso Piramidale. Qui, insieme ai miei uomini, costruii in fretta una ridotta di pietre contro cui gli austriaci si scagliarono con inaudita violenza. E, con un ultimo impeto, riuscimmo a respingerli. Il Cap. Augusto Baccon era stato ferito e fatto prigioniero. Portai i miei uomini a riunirsi con i superstiti del Btg.”Belluno”, del Btg.”Pelmo” e della 96a Compagnia che strenuamente tenevano il Sasso del Mistero. Ma eravamo troppi, troppi adunghiati a questa posizione che ormai era bersaglio sicuro per i cecchini austriaci. Ma non si poteva fare altro. Bisognava resistere. Ad ogni costo. La 96a lavorava alacremente per rafforzare ilgrosso masso. Il suo Capitano, il Cap. Rossi, era ferito, ma non abbandonò il proprio posto, non abbandonò il “ Mistero svelato” che ormai era in nostro possesso...”
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