Stretta di Quero

STRETTA DI QUERO

 

Il Piave visto dalla stretta di Quero.

 

(...)Vi sono forse oggi altre acque in tutta la patria nostra? Ditemelo.
V’è oggi una sete d’anima italiana che si possa estinguere altrove? Ditemelo.
Vi sono in Italia altri fiumi viventi? Non voglio ricordarmene nè voi volete.
     Nomi di altre correnti? Non voglio conoscerli, nè voi volete.
Soldati del contado, soldati della città, agricoltori, artieri, d’ogni sorta
     uomini, d’ogni provincia italiani, dimenticate ogni altra cosa per ora
     e ricordatevi che sola quest’acqua è per noi l’acqua della vita, rigeneratrice
    come quella del battesimo.
Se in prossimità del vostro casolare passa un torrente, è di quest’acqua.
Se un ruscello limita il vostro campo, è di qiest’acqua.
Se una fontana è nella vostra piazza, è di quest’acqua.
Essa scorre lungo le mura, davanti alle porte, per mezzo alle contrade di
     tutte le città italiane; scorre davanti alle soglie di tutte le nostre case, di
     tutte le nostre chiese, di tutti i nostri asili. Essa protegge contro il
     distruttore tutti i nostri altari e tutti i nostri focolari.
E soltanto di quest’acqua voi potete dissetare le vostre donne, i vostri
     figli, i vostri vecchi. Altrimenti periranno, dovranno nella
     desolazione finire.
Avete inteso? Questo fiume -che è maschio nella tradizione dei Veneti,
     maschio nella venerazione di tutti gli Italiani oggi: il Piave: - questo
     fiume è la vena maestra della nostra vita, la vena profonda nel
     cuore della patria. Se si spezza, il cuore s’arresta. Ogni goccia intorbidita
     dal nemico, ciascuno di noi è pronto a riscattarla con tutto il suo sangue.

Non mai, come qui, la vita e la morte furono una sola unica potenza
     liberatrice e creatrice. Tutta la luce di mille giorni vittoriosi non vale la
     luce d’un solo giorno di resistenza.
La vittoria noi l’abbiamo radicata in questa riva; e sta con noi senza crollo
     e senza baleno. Siamo certi, o combattenti, o resistenti, siamo certi che a
     un tratto, come le frondi di primavera, le irromperanno le ali nuove dalle
     cicatrici non chiuse; e rivolerà ella velocissima laggiù su le fronti dei
     nostri morti che tutti l’attenderanno in piedi, laggiù, fino all’estrema delle
     nostre sepolture eroiche, fino all’ultima delle nostre croci di legno o di
     ferro, e oltre, e più oltre.

E quel che fu perduto per i giorni, sarà riacqistato per i secoli.
Viva sempre l’Italia!

Alla guardia del Piave
La Riscossa
Gabriele D’Annunzio