Karl Anderka

 CHIARANO

 Fossalta Maggiore
 Officers-schuler: Karl Anderka


 

Ozio dolce dell’ospedale


Si dorme a settimane intere;
Il corpo che avevamo congedato
Non sa credere ancora a questa felicità: vivere.

Le bianche pareti della camera
Son come parentesi quadre,
Lo spirito vi si riposa
Fra l’ardente furore della battaglia d’ieri
E l’enigma fiorito che domani ricomincerà.
Sosta chiara, crogiuolo di sensi multipli,
Qui tutto converge in un’unità indicibile;
Misteriosamente sento fluire un tempo d’oro
Dove tutto è uguale:
I boschi, le quote della vittoria, gli urli, il sole,
il sangue dei morti,

Io stesso, il mondo,
E questi gialli limoni
Che guardo amorosamente risplendere
Sul mio nero comodino di ferro, vicino al guanciale.

Ospedale da campo 026
di Ardengo Soffici

 

 



 Il monumento funerario di Fossalta Maggiore fu costruito dagli austriaci dopo la battaglia del Solstizio, verso la fine dell’invasione, sull’altura dove si dice sorgesse il castello dei signori del luogo: i Dà Fossalta.

E’ collocato subito dopo la Chiesa, lungo le rive del canale Fossa Formosa, in fondo ad un podere, stretto fra due cipressi.

Sul rialzo erboso vi è una statua un pietra grigia che mostra un soldato a capo scoperto, in cordoglio. L’elmo è scolpito sopra un muretto dove si erge una croce, anch’essa in pietra, con l’incisione: SANGUINEM ET VITAM.
Una rientranza del basamento indica la posizione ove era collocata una lapide.
Qualche metro più in là c’è un cippo scrostato, privo di indicazioni.

La lapide, ancora custodita nella casa dei Tinazzi, fu decifrata con fatica, in quanto molto rovinata, da Eugenio Bucciol.
Si tratta della lapide dell’allievo ufficiale Karl Anderka, del 148° Reggimento di Artiglieria, morto il 15 giugno 1918.

All’archivio di guerra di Vienna, Eugenio Bucciol trovò l’atto do morte di Karl Anderka.
Aveva 19 anni ed era uno studente della Moravia.
Era stato ricoverato a Fossalta per un colpo di fucile che gli aveva trapassato un polmone.
L’atto di morte precisa che ricevette i conforti religiosi dal cappellano militare Adam Gatuszkiwicz.

Partecipò alla costruzione del monumento anche un concittadino: il signor Tinazzi Marcello. All’epoca aveva 16 anni. Egli stesso portò sull’altura le pietre per l’opera, costretto dagli austriaci.
Lo scultore era un militare e con lui il Tinazzi poteva conversare in dialetto perché era di Trieste.

La controffensiva italiana impedì che l’opera fosse portata a termine, aggiungendo le lapidi con i nomi dei caduti che avevano sepolto ai piedi dell’altura.

I morti provenivano dall’ospedale militare ricavato nella vicina Villa Vascellari.