...caccia nemico..

Attaccati da un caccia nemico.
(1917).
(XI gruppo aeroplani. - 2a squadriglia).

     Azione del giorno 10 giugno 1917. Zona dell'azione Caldonazzo. Carta al 100.000. Apparecchio N. 2382. Tipo Ca3 450 HP. Partenza ore 9,20. arrivo........... Quota assoluta m. 3800. Relativa m. 3000.
     Piloti: capitano Matricardi, sergente Lazzerini.
    Osservatori: capitano Giuliani, mitragliere sergente Arlunno.
     Condizioni atmosferiche: cattive.
     Armamento: 6 bombe mina da 260 mm.; 4 bombe torpedini da 162 mm.; 2 mine da 162 mm.
     Obbiettivo battuto: stazione Caldonazzo.
ESITO DELL'AZIONE.

     Giunti all'imbocco di Val d'Astico, l'apparecchio si trovava in gruppo. Poco dopo navigando sopra ed in mezzo a densi strati di nuvole, rimase isolato e si diresse verso l'unico punto scoperto che comprendeva Rovereto e l'Adige. Si cercò di portarsi sull'obiettivo navigando a Nord-Est, ma l'impossibilità di orientarsi, non potendo assolutamente scorgere il terreno, ci obbligò dopo circa un quarto d'ora a ritornare verso la pianura di Vicenza e navigando dentro le nubi si giunse ad Asiago. Orientati dalla Val d'Astico che già scompariva sotto le nubi si diresse l'apparecchio verso la direzione dei laghi di Caldonazzo e Levico il cui cielo era scoperto. Sopra l'obiettivo trovammo un apparecchio nemico alla nostra quota che dopo poco ci attaccava non impedendoci però di lanciare le bombe e fare le fotografie sull'obiettivo. Contemporaneamente vedemmo altri velivoli avvicinarsi. Alle prime scariche il mitragliere posteriore cadeva ferito sul motore centrale e vennero colpiti i radiatori ed i serbatoi. Gli apparecchi austriaci che si erano accorti della mancanza del mitragliere in torretta attaccavano alla parte posteriore dell'apparecchio. Accortosi il capitano Matricardi pilota, lasciava i comandi al sergente Lazzerini, correva a togliere dalla torretta il mitragliere ferito prendendone il posto. Con opportuna manovra e mitragliando sempre, mentre i motori di destra e centrale si erano fermati per mancanza di benzina che sfuggiva dai serbatoi e per l'acqua perduta dai radiatori forati in più punti; si cercò di tenere a bada gli apparecchi nemici che continuamente si davano il cambio nello scaricare le loro mitragliatrici sul nostro apparecchio. Ne contammo sei: due idrovolanti – due Ago – due Albatros. Vedemmo un Albatros avvicinarsi a meno di 50 metri bersagliato dalla nostra mitragliatrice posteriore del nostro velivolo, cessare di colpo la scarica che aveva iniziata e precipitare a picco. D'allora gli attacchi nemici si fecero meno insistenti e meno da vicino, finché se ne ritornarono dopo circa mezz'ora di combattimento. Col solo motore di destra che dava 800 giri si riuscì ad infilare la Val d'Astico sfiorando il ciglio di Campolongo. Sfruttando il volo planè il più possibile, potemmo arrivare ad Arsiero dove però nessun campo poteva permettere l'atterraggio. In questo tragitto fummo bersagliati dalla fucileria delle fanterie nemiche. L'apparecchio dopo aver urtato col carrello contro un muretto della strada Arsiero-Seghe, svelleva un palo telegrafico, sfondando delle maschere di canna che servivano a nascondere la strada agli osservatori nemici e si fracassava. Nell'urto il capo osservatore Giuliani fu sbalzato dall'apparecchio riportando contusioni, così pure il ferito. I piloti rimanevano incolumi. Accorsi soldati della Brigata «Jonio» il sergente Arlunno mitragliere, fu trasportato subito all'ospedale 08 di S. Orsa dove gli fu riscontrato una ferita da palla di mitragliatrice con foro d'entrata nel terzo inferiore della gamba destra e foro d'uscita nella regione glutea destra con rottura del femore e grave stato per la eccessiva perdita del sangue. Il resto dell'equipaggio fu ospitato fraternamente dal comandante della Brigata «Jonio» (sig. generale Magliano). Subito l'artiglieria austriaca cominciò a sparare non riuscendo a colpire l'apparecchio. Nel pomeriggio ci recammo sul luogo a fare fotografie, poi valendoci di un camion messo a disposizione dal comandante della Divisione dalla quale dipende la Brigata «Jonio», fummo trasportati al campo di Villaverla.
     Per questa azione al capitano Matricardi venne concessa la medaglia d'argento al valore militare.
(Dal Libro Le ali della strage).