Fronte del Piave
Aiuta a salvare Fronte del Piave
 
Menu
 
 
 


Pubblicità
 
 
 


Espande/Riduce le dimensioni di quest'area
 
  Condividi su Facebook    
Espande/Riduce le dimensioni di quest'area
     
 
:: Aggiornamento sito - Donazioni ::

Cari visitatori/iscritti di Fronte del Piave, Fronte del Piave ha bisogno del vostro aiuto.
È arrivato il momento di aggiornare tutto il sito.

------------- Aggiornamento -------------

Siamo felici di potervi comunicare che l’aggiornamento del sito è iniziato e la prima fase è completata, ma siamo ancora lontani dalla fine dei lavori e dalla cifra necessaria.

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutato fin ora e speriamo molti altri si uniscano a noi per salvare Fronte del Piave.




Maggiori informazioni e aggiornamenti qui.

 
     
 

DICEMBRE 1917

1 DICEMBRE 1917. Notte calma. Nella mattinata soliti tiri di interdizione.
I giornali dicono che gli Imperi stanno per rovesciare sull’Italia molta artiglieria e fanteria e che è imminente una grande offensiva austro-germanica.
All’una del pomeriggio i cannoni cominciano a tuonare orribilmente sul Grappa, come non si è mai sentito nei giorni precedenti. Il tutto dura soltanto quindici minuti ma la sera riprende per altre due volte, sempre per breve durata.
Muore quasi improvvisamente Zavarise Luigi da Contea.
Dall’otto novembre non arriva più l’Avvenire d’Italia; la posta è stata sospesa ma si dice che oggi o domani verrà riattivata; speriamo, altrimenti saremmo del tutto estromessi dall’umano consorzio e dagli avvenimenti mondiali.


Colonna di cavalleggeri al Ponte della Muda sul Meschio.

2 DICEMBRE 1917. Giornata silenziosa e nebbiosa. Passano reggimenti inglesi con cavalli, carri e cannoni, al suono delle fanfare. Si dice che le truppe sul nostro fronte del Piave vengano tutte sostituite con soldati inglesi: infatti questi vanno verso il fronte e i nostri vi tornano. Verso sera passano molti muli e carri provenienti dal fronte; fra questi anche molte coppie di cani con i loro carrettini.
Quale umiliazione per l’Italia essere costretta a mendicare l’aiuto di soldati stranieri, mercenari e protestanti… E pensare che fino a poco tempo fa essa era superba, orgogliosa e sprezzante dell’autorità e dell’intervento della Santa Sede nelle cose di guerra…
Giunge la notizia che Don Sante Brusa, che fu qui all’Ospedale Manin fino all’agosto passato, è fra i dispersi; speriamo invece sia vivo tra i prigionieri. (E’ prigioniero e tornerà sano e salvo. Nel 1921 sarà nominato Parroco di Venegazzù. N.d.A.).

3 DICEMBRE 1917. Splendida giornata. Alle nove del mattino arrivano aeroplani nemici: allarme e spari. I cannoni tuonano lungo la linea del Grappa fino all’una del pomeriggio.Gli inglesi passano e si fermano: han preso posto anche qui vicino, alla Villa Nova. Giù a Pieve non si vedono gli inglesi; gli italiani se ne sono andati tutti : quale umiliazione per l’Italia…
La chiesa di Biadene viene sgombrata dal pane; il Cappellano militare inglese assicura che non sarà più occupata e, per quanto riguarda gli inglesi, resterà sempre aperta al culto; gli oggetti requisiti non vengono comunque pagati. Nella chiesa nuova, in costruzione, di Montebelluna è stata rubata la grossa catena del paranco.

4 DICEMBRE 1917. Lungo il fronte si odono i soliti tiri di artiglieria, oggi più forti e frequenti verso Asiago. Una squadriglia di aeroplani inglesi vola su Montebelluna. Il paese è pieno di inglesi che continuano ad affluire con cavalli e carri carichi di materiale nuovo. Sono lindi e ben vestiti questi inglesi: pare siano venuti a fare dello sport, piuttosto che a combattere; ad ogni modo vedremo. Certo è che sembrano più seri e dei francesi e degli italiani. Qualcuno di essi saluta, gli altri guardano seri; i nostri invece ti sghignazzano dietro.
Da Caselle a Riese avanza una lunghissima fila di carri e cavalli francesi.
Verso le undici e mezza udiamo una forte detonazione: è scoppiata una polveriera a Salvarosa. Da lontano si può vedere una densa colonna di fumo che sale.
A Riese alcuni signori ufficiali hanno tenuto mensa in canonica per alcuni giorni; poi se ne sono andati lasciando da pagare un ettolitro di vino, legna, polli. Un complessivo di 170 lire: ma anche questo è per la Patria…

Volantino austriaco che inneggia
alla disfatta italiana di Caporetto.

5 DICEMBRE 1917. Giornata splendida. Sporadici tiri lungo il fronte montano. Mercato Vecchio è pieno di soldati inglesi; anche la casupola di Tessariòl, di fronte all’oratorio, è rigurgitante di inglesi. Verso le tre del pomeriggio attorno alla colonna storica del Mercato Vecchio suonano allegramente una marcia inglese, mentre verso il Grappa e il Piave pare si riaccendano i combattimenti.Giù a Pieve i soldati entrano nelle case di coloro che sono fuggiti oltre il Po e prendono tutto ciò che occorre.
Gran passaggio di veicoli inglesi che fanno alzare un fitto polverone. E’ un avvilimento essere italiani e nello stesso tempo esser dominati del tutto da inglesi, francesi, insomma da stranieri: “Ahi, serva Italia, di dolore ostello!”.
Arriva da Roma l’on. Pietro Bertolini che si occupa dei bisogni attuali del suo collegio, specie dei profughi.
Sera splendida e calma; forse i nemici stanno preparando un’azione in grande stile.

I giorni dell’invasione in una cartolina d’epoca.

6 DICEMBRE 1917. Giornata fosca. Ovunque inglesi che passano e guardano in cagnesco i pochi soldati italiani che ancora sono rimasti.
Alle undici incomincia il bombardamento sul Grappa che si fa più aspro nel pomeriggio. Intanto passano gruppi di inglesi e sul Mercato Vecchio suona la fanfara.
E’ spiccato il decreto di sgombero anche per Montebelluna, per volontà degli inglesi; ma l’on. Bertolini e il Prefetto ottengono dal Comando Supremo che sia revocato.

7 DICEMBRE 1917. Sereno. Durante la notte vi è stato il bombardamento sul basso Piave e al mattino si riaccende la lotta sul Grappa e dintorni.
Viene in canonica il Cap. Ugo Oietti, del Commando Supremo, e requisisce il nostro arazzo rappresentante la raccolta della manna nel deserto. E’ trasportato a Roma; tornerà? La cucina economica della sorella del Vescovo è trasportata a Falzè e gli inglesi l’adoperano dicendo di pagare soltanto l’uso di essa; ritornerà nella villa del Vescovo? Vedremo.
Giungono notizie di vandalismi compiuti recentemente: le cortine e il canapéo del tabernacolo della chiesa di Nogarè vengono rinvenuti per strada; l’harmonium di Don Giovanni Gallina, Rettore della Rocca di Cornuda, è tornato ai piedi della collina, nel lazzaretto di Cornuda.
Si dice che il Monte Pertica sia già perduto da giorni; ora anche il Monte Melette passa in possesso degli austriaci. A Padova, all Comando Supremo, si comincia ad avere paura…
Giù dalla chiesa nuova gli inglesi portano via pietre senza parlare con nessuno. Anche nella casa di Tessèr hanno fatto man bassa di tutto: legna, paglia, fieno; prima i nostri ed ora gli alleati.
Il cannone tuona forte. Due cappellani militari inglesi si affannano a raccogliere gli arredi sacri delle parrocchie sgomberate per trasportarli a Montebelluna e porli sotto la responsabilità del Prevosto.


Bibano, località Belcorvo: una famiglia del posto posa con alcuni ufficiali tedeschi.

8 DICEMBRE 1917. Durante la notte accaniti bombardamenti lungo tutto il fronte si prolungano per tutta la mattina.
Il comunicato di ieri parla di ripiegamento dei nostri sul fronte di Asiago. Il giornale dice che l’armistizio è esteso anche alla Romania e che il Presidente Americano Wilson parla di necessità di dichiarare guerra all’Austria.
La nuova chiesa, in costruzione, è trasformata in deposito di munizioni: non c’era posto migliore di una costruzione al centro del paese, costata tesori e sudori? E se i tiri del nemico fanno saltare il deposito? Andrebbe in aria assieme alla fabbrica!
La sera è nebbiosa ma il cannone tuona sempre.
I medici locali, con tutte le armi della loro eloquenza, premono presso le Suore dell’Ospedale perché se ne vadano: secondo le malelingue,…per avere un valido motivo per andarsene essi pure.

9 DICEMBRE 1917. Giornata tetra e fredda. Il cannone si fa sentire di quando in quando durante la mattina; poi silenzio per tutto il resto del giorno.
Gli Stati Uniti dichiarano guerra all’Austria.
Le autorità affidano al Prevosto il deposito di viveri per la popolazione di Montebelluna.

10 DICEMBRE 1917. Questa mattina l’on. Bertolini lascia Montebelluna per Roma, con la promessa di tornare presto. Partendo consegna al Prevosto un documento nel quale si dice che, dietro ordine del medesimo Prevosto, il signor Giuseppe Visentin disporrà delle 10.000 lire avute dal Municipio per i bisogni di Montebelluna che il Prevosto riterrà più urgenti. (Di questi denari non fu speso un centesimo e tutti tornarono a chi di ragione. N. d. A.).
Bombardamento nel basso Piave.
Si vive vita inglese ma con la pellagra italiana.
Alle dieci del mattino vi è una incursione aerea nemica che si ripete nel pomeriggio, con l’intervento dei nostri, e che si conclude con una terribile battaglia aerea.

Le nostre ragazze nel territorio occupato.

11 DICEMBRE 1917. Notte relativamente calma; mattina uggiosa e poi piovosa. Alle sei e mezza del mattino si scatena un fortissimo fuoco di artiglieria dalle nostre colline contro il nemico: è il principio dell’offensiva inglese, che dura fino alle due pomeridiane con una violenza spaventosa.
Le case tremano e i vetri pare debbano infrangersi da un momento all’altro.
Alle dodici alcune granate cadono dalle parti della stazione; altre cadono tra Biadene e Guarda verso le quattro e mezza del pomeriggio: sempre qui vicino.
Il comunicato di ieri parla di una grande attività aerea sul fronte tridentino.

12 DICEMBRE 1917. Giornata fredda e piovosa; sulle Prealpi cade la neve.
Il cannone ha tuonato lontano per tutta la notte, forse oltre il Grappa, su Asiago, e continua a tuonare accompagnato da frequenti tiri dei nostri.
Il comunicato parla di preparazione da parte del nemico per scendere in pianura; dice anche che un ponte gettato dal nemico sul basso Piave, a Capo Sile, è stato distrutto dai cannoni della nostra Marina.
L’ Avvenire d’Italia di oggi scrive che più che la propaganda antipatriottica di pochi ha fatto assai male all’Italia certa stampa che ha sudato tutte le sue camicie per dipingere il nemico meno forte e la vittoria più facile di quanto fossero realmente.

13 DICEMBRE 1917. Splendida giornata. Il bombardamento riprende su tutto il fronte montano, con pochi spari anche sul medio Piave. A mezzogiorno l’intensità del bombardamento va crescendo; al di là del Grappa è una lotta terribile.
Verso l’una e mezza del pomeriggio piovono granate su Montebelluna; sette cadono proprio fra la nostra canonica di S. Maria in Colle e la “sassèra” della riva Bordin; una a dieci metri dalla canonica, vicino al gelso che è di fianco alla cucina; una qualche metro più in su, ai piedi del primo castagno; un’altra poco oltre il secondo castagno, un’altra ancora più in su. Una granata cade a pochi metri dal capitello di S. Antonio.
Due granate sono cadute sulla casa di Gobbo, sulla riva sopra Cervi: una di queste ha bucato il muro e attraversato il fieno, esplodendo poi nella stalla senza ferire nè gli animali nè il vecchio Gobbo che stava sulla porta della stalla; la seconda ha forato il muro ed è scoppiata nella camera di Marco Gobbo, coprendo il comò di assi e calcinacci. Nonostante due donne fossero nel granaio e altre persone sull’uscio di casa, non vi sono state vittime: sia ringraziato il Signore!
Altre bombe scoppiano sulle rive di Zamai, Canonico e Panetti, finché il bombardamento cessa, verso le quattro del pomeriggio.

14 DICEMBRE 1917. Durante la notte combattimenti al di là del Grappa; questa mattina cannonate per circa due ore nel basso Piave; soliti tiri di artiglieria sul fronte montano.
Il prete inglese cattolico Don G. M. Climent, che alloggia all’Ospedale Carretta, fa trasportare nella canonica di Montebelluna gli apparamenti e gli oggetti preziosi di Ciano Rivasecca, come ha già fatto alcuni giorni fa per quelli di Nogarè. All’una del pomeriggio si scatenano furiosi combattimenti sulle montagne; alle tre e mezza i cannoni di Pederiva aprono il fuoco contro il nemico. In cielo volano molti velivoli, incuranti del fuoco delle batterie antiaeree di entrambi gli schieramenti.
Arriva in canonica Don Bruno Fraccaro, parroco di Pederobba, profugo e reduce da innumerevoli atti di incredibile valore. Dopo aver confortato e consolato tutti sotto l’infuriare dei bombardamenti, ha organizzato la partenza dei suoi parrocchiani e degli ammalati dell’Ospedale di Pederobba; ha procurato a tutti un mezzo di trasporto, trascurando i propri bisogni e quelli dei propri famigliari, tanto che è toccato poi all’autorità militare fornire un mezzo di trasporto all’impareggiabile sacerdote. Don Bruno Fraccaro ha lasciato per ultimo Pederobba e la sua chiesa, piangendo, per condurre i propri parrocchiani a Bessica e provvedere ad ogni loro necessità, come il reperimento di una casa o di un ricovero, di vestiario, di sussidi, del rimborso per il bestiame ceduto ai soldati.

Famiglia veneta occupata.

15 DICEMBRE 1917. Bella giornata. Dalla mezzanotte in poi continuo bombardamento sul Grappa che cresce spaventosamente di intensità nel pomeriggio. Non sono semplici colpi di cannone ma boati spaventosi, cupi e profondi dei 305 austroungarici.
Alle cinque del pomeriggio cadono granate su Montebelluna e qualcosa su Pieve; una colpisce la macelleria di Marcassa, in piazza della frutta; una cade sulla riva di Agostinetto, davanti alla casa; quattro sulla riva di Cervi Luigi, Villa Binetti.

Foglietto propaganda lanciato a Tarzo da aerei italiani.

16 DICEMBRE 1917. Notte relativamente calma; mattina quieta.
Tuona sempre il cannone e verso sera riprende la battaglia al di là del Grappa: specialmente dalle parti del Valderoa e dei Solaroli, si vedono continui bagliori e fiammate.
A Caerano è istituita la cucina governativa per i profughi, come già a Montebelluna ed altrove da parecchi giorni.

17 DICEMBRE 1917. Il cannone tuona al di là del Grappa fino a mezzanotte; poi cala il silenzio, interrotto al mettino da alcune cannonate sul medio Piave. Gran movimento di nostri aeroplani. Alle nove alcune granate fischiano in aria e vanno a cadere su Caerano uccidendo cinque persone.
Per le nostre strade si vede ancora qualche carro di profughi con poche masserizie: è gente di Pederiva e dintorni.
Col Caprile e Col Della Beretta sono nuovamente occupati dal nemico dopo inauditi combattimenti.

18 DICEMBRE 1917. Giornata calma. Torna il sereno e torna la lotta sul Grappa.
Circolano spiacevoli notizie di occupazioni di chiese da parte dell’esercito italiano sul Po, eseguite senza nemmeno avvertire l’autorità ecclesiastica e gettando sulla strada oggetti religiosi. Speriamo si tratti soltanto di voci.

19 DICEMBRE 1917. Sempre sereno.Molti velivoli solcano l’ aria.
I profughi che si trovano nel Comune di Caerano sono radunati in piazza Masèr per essere condotti a Ferrara. Povera gente…
Alle undici e mezza qualche granata cade su Montebelluna: una scoppia a circa quindici metri dalla nostra canonica di S. Maria in Colle e precisamente sotto il primo castagno, a fianco della casa del campanaro, con una grande detonazione e lanciando in aria grosse radici del vecchio castagno; lascia una buca profonda un metro e mezzo.
Verso sera sul Grappa tuona il cannone; poveri nostri giovani: a quante sofferenze devono sottostare…

20 DICEMBRE 1917. Durante la notte sul Grappa si intensifica il bombardamento e si prolunga per tutta la mattinata. Verso le quattro del pomeriggio una decina di granate cadono su Caerano provocando fortunatamente un solo ferito.
In ogni casa di Pieve ci sono inglesi: nella Villa Bertolini si è insediato il Commando Generale; nelle altre ville i comandi inferiori, uffici, ecc… Gli occupanti asportano a loro piacere non solo ciò che è utile ma anche ciò che è dilettevole; ad esempio, i pianoforti passano nei loro uffici: altro che il suono del cannone!
Oggi ha luogo la dispensa del sussidio. Muore il primo colonnello francese sul nostro fronte: era il comandante di un reggimento di Chasseurs des Alpes. Abbiamo perduto il Monte Asolone.

Chiesa di Zenson prima e alla fine del conflitto.

21 DICEMBRE 1917. Alle ore dodici di questa notte sono cadute granate sul Mercato Vecchio: cinque da Benetta e tre dietro Gobbo.
Al mattino frequenti tiri sul fronte dell’alto Piave e cannoneggiamento sul Grappa.

22 DICEMBRE 1917. Giornata tetra: piove e poi nevica. Rombo cupo del cannone sul basso Piave.
Il nemico tenta di avanzare lungo la Valle di S. Lorenzo, onde sbucare a Romano d’Ezzelino e circondare il Grappa! Vedremo.

23 DICEMBRE 1917. Durante la notte grande attività dal Grappa al basso Piave.
Alla messa delle nove celebra un prete inglese, segretario del Card. Diurne, Arcivescovo di Londra; la predica è pronunciata in inglese da un monaco benedettino; una ventina di soldati inglesi fanno la S. Comunione.
Verso sera diverse granate fischiano in aria e pare cadano su Caerano. Il comunicato parla della riconquista dell’Asolone da parte dei nostri.

Il nemico in casa.

24 DICEMBRE 1917. Nottata e giornata abbastanza calme e quasi in silenzio.
I danni delle granate di ieri sera su Caerano sono gravissimi: si parla di trenta morti fra soldati inglesi e francesi.
Serata mesta; è più mesta ancora la vigilia di tanta allegra festa di domani, S. Natale.

25 DICEMBRE 1917. Durante la notte inizia un fortissimo bombardamento dalla parte del Grappa: continua per tutta la giornata e raggiunge il massimo di intensità a tarda sera. Quale contrasto in questo giorno con le soavi voci degli angeli osannati a Gesù e cantanti pace agli uomini!
I nostri perdono posizioni avanzate sul fronte di Asiago.
Il Papa Benedetto xv ha tenuto ieri una allocuzione ai Cardinali, dalla quale traspare l’animo addolorato del Santo Padre nel constatare che la sua parola non fu ascoltata:”…non degnati di ascolto e non risparmiati di sospetto e di calunnia…”. Parole gravi contro chi non rispose alla sua Nota o la criticò: Il Papa prosegue con un caldo appello alla pace, cantata oggi dagli angeli a Betlemme, e invita il mondo a tornare a Dio.
Oggi la chiesa è stata molto frequentata: tanta gente! Alla cucina economica oggi doppia razione di carne; assiste alla distribuzione anche il Prevosto col suo Cappellano. Alle brevi parole di augurio e di ringraziamento del Prevosto seguono le parole del Commissario Prefettizio Cap. Merricone.

Visnà – 1918. Partenza dei profughi.

26 DICEMBRE 1917. Il sole splende sulle montagne, bianche di neve e…certo rosseggianti del sangue di tante povere creature.
Alle nove del mattino allarme e tiri delle batterie antiaeree contro venti aeroplani nemici apparsi nel cielo di Montebelluna. Gli inglesi passano marciando al suono delle loro fanfare: forse fanno così per tenere alto il morale…
Sappiamo che i velivoli di questa mattina stavano rientrando da Trevignano e Signoressa, dove avevano sganciato numerose bombe che avevano provocato la morte di due persone. Quattro di questi aerei sono stati abbattuti e gli aviatori quasi tutti morti; altri quattro ne erano stati abbattuti a Signoressa e Volpago, dove pure avevano sganciato bombe.
A Pieve si infrangono quasi tutti i vetri delle finestre chiuse. Sette bombe, una delle quali rimane inesplosa, cadono sulla riva di Bordin campanaro: sradicano un gelso e radono a fior di terra molte viti anche lontane dal luogho della scoppio. Una bomba cade senza esplodere vicino alla casa di Fasan; un’altra scoppia vicino alla casa di Gobbo.
A Pieve è un vero disastro. Tre bombe sono cadute alla stazione ferroviaria; tre dietro la chiesa nuova, verso la Villa Bertolini; altre in piazza dei Grani; una, la più grande, è caduta dietro la casa della vedova Conte, nella proprietà del Conte Manin, facendo sparire una grossa pianta e provocando una buca larga dieci metri e profonda oltre due; le schegge e i sassi lanciati dalla bomba hanno rovinato il muro, divelto le imposte e sfondato parte del tetto.
Purtroppo, al momento dello scoppio, dentro la casa si trovava il povero ventottenne Conte Romano di Marco, da otto giorni in licenza e venuto a vedere la propria casa occupata dagli inglesi: il giovane è rimasto ucciso all’istante, colpito al collo da una scheggia che gli ha tranciato la carotide, mentre stava seduto a tavola per il pranzo. Con lui sono rimasti uccisi anche due soldati. Nelle vicinanze altri due soldati e un ragazzetto di dodici anni sono rimasti uccisi da un’altra bomba.
Un aereo nemico è colpito e cade al di là del Mercato Vecchio, presso il Tiro a Segno: i tre aviatori bruciano tra le fiamme del velivolo!
Ecco i nomi dei sei morti di oggi: Conte Romano di Marco, di 28 anni; Casagrande Alberto di Angelo di 8 anni; Faella Giulio di Alberigo da Lecco; Agostinetto Giovanni da Ancona; Polischi Ettore di Giovanni da Suzzara; N. N. soldato inglese.


 

27 DICEMBRE 1917. Notte calma. Al mattino inizia il bombardamento specie sul medio Piave. Alle dodici e mezza allarme e tiri contro un velivolo nemico.
Alle quattro e mezza del pomeriggio si svolgono i funerali delle vittime dell’incursione aerea di ieri. Le salme sono adagiate su due autocarri, mentre una è portata a spalle in una bara; il corteo è seguito da autorità militari e locali, fra cui l’on. Bertolini.
Dai Bressan muore una povera donna di Cornuda, profuga, che lascia due bambini.

28 DICEMBRE 1917. Giornata fredda e silenziosa; è caduta la neve anche in pianura.
Alle nove di sera allarme per qualche velivolo nemico. Verso Treviso, Castelfranco ed altre direzioni si vedono delle fiammelle: sono gli spari delle batterie antiaeree che fanno fuoco contro i velivoli nemici che stanno sorvolando quelle zone.
Alle undici e un quarto nuovo allarme: un velivolo nemico, di ritorno da un’incursione, sorvola Montebelluna e vi sgancia sopra le bombe rimaste.
Il cannone romba cupo al di là del Grappa.

29 DICEMBRE 1917. Giornata abbastanza quieta. Alcune posizioni sotto Asiago sono perdute dai nostri.
Alle nove di sera velivoli nemici sorvolano Treviso, Castelfranco, Padova, Montebelluna. Le batterie antiaeree fanno un fracasso indiavolato. Padova è bombardata per più di un’ora. Verso Trevignano si osserva un vasto incendio che dura parecchie ore.
La magnifica allocuzione del Papa della vigilia di Natale è caduta nel vuoto…

San Vendemmiano – Ufficiali del Comando di tappa posano con collaboratori del posto.

30 DICEMBRE 1917. L’allarme aereo continua fino alle quattro del mattino.
Alle due velivoli nemici sono sopra il campo d’aviazione di Trevignano e lo bombardano terribilmente. Le nostre mitragliatrici sparano contro gli uccellacci austriaci che si allontanano verso Venegazzù, lanciando bombe, per poi tornare nuovamente su Trevignano e nuovamente colpite.Anche a Montebelluna cadono alcune granate presso Scandiuzzi, Bressan, Poloni, Furlanetto. Alle undici e mezza nuovo allarme e tiri delle batterie antiaeree.
All’una di notte inizia una grande attività su tutto il fronte della montagna e dell’alto Piave; i bombardamenti crescono spaventosamente di intensità e raggiungono il massimo verso le quattro del mattino. Gli inglesi sparano verso Monfenèra e il Grappa; la nostra casa trema, anzi balla! Gli osservatori riferiscono che numerose truppe nemiche stanno scendendo dalla montagna.
Gli aerei ormai non si contano più: è un continuo viavai di velivoli che si mitragliano a vicenda. Alle cinque il pallone sopra Caerano è colpito dal fuoco nemico: si incendia e precipita.
La battaglia continua; forse grandi avvenimenti stanno per compiersi…

Conegliano – Il vecchio ponte della Madonna presiato dagli austriaci.

31 DICEMBRE 1917. Alle due del mattino nuovo allarme e spari contro un aereo nemico che sgancia bombe. Vediamo le fiammate delle esplosioni su Padova. A Pieve automobili blindate e armate di mitragliatrici si spostano da una parte all’altra e mitragliano i mostri volanti.
I danni dell’incursione di ieri sono gravi: al campo d’aviazione di Trevignano più di otto velivoli sono stati distrutti, senza contare gli altri danni materiali; a Padova si parla di diversi morti e molti feriti; la bella e grandiosa Chiesa del Carmine è stata devastata da numerose bombe incendiarie che il nemico ha sganciato sopra la vicina stazione ferroviaria.
Un soldato, certo Innocente del 98 che proviene da Capo Sile, dice che San Donà è tutto distrutto. Il campanile era stato fatto saltare dai nostri al momento della ritirata al di qua del Piave, affinché non potesse essere utilizzato dal nemico; la bella chiesa era stata distrutta in un secondo tempo, sempre dalle bombe dei nostri. Il soldato dice che nessuna casa è in piedi. Addio, opere tutte del bravo novello arciprete Don Luigi Saretta, nostro di Montebelluna!

San Donà di Piave – Baraccamenti nel dopoguerra.


Stampa la pagina


Invia ad un amico



Pag. 1
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
 

     
 
:: Pubblicità ::