APRILE 1918
1-2 APRILE 1918. Giornata uggiosa e calma, con pochi tiri di interdizione. Altri profughi di Montebelluna partono per la bassa Italia.Accadono scene commoventi e dolorose:poveri fratelli nostri! I profughi sono variamente indicati dalla gente, con gli appellativi più diversi e curiosi: Profùghi, Profàni, Pròfani, Profùmi, Pròfui, Procani, Scròffoli, Pròfori, Pràtuli, Pòrfori, Scroccòi.
Reparti d’assalto all’attacco di posizioni nemiche sul Massiccio del Grappa.
3-4 APRILE 1918. Perdura la calma sul nostro fronte mentre infuria la battaglia in Francia. Alle 11 e mezza del giorno 3 alcune granate di piccolo calibro cadono sulla stazione e scoppiano sui binari senza provocare grossi danni. Il giorno 4 viene consegnato il crocifisso ai giovani della Classe 1900 che sabato 6 aprile partiranno per le armi; segue la foto di gruppo davanti alla chiesa nuova in costruzione, con la partecipazione del Commissario Prefettizio Cap. Merricone.
5-6 APRILE 1918. Sempre calma solenne. Oggi 6 aprile partono le reclute del 1900. Dopo un rinfresco a base di vermout e paste nella sala del teatro pubblico, ad ogni giovane vengono consegnate dieci lire ed un sigaro. Il Cap. Merricone rivolge alcune parole ai partenti ed un maggiore della Croce Rossa Americana porge un caloroso saluto alle reclute e all’Italia. Al suono della marcia reale, eseguita dalla fanfara militare, le reclute commosse sono accompagnate alla stazione dai parenti e dalle autorità civili ed ecclesiastiche del paese.
7-8 APRILE 1918. Nella notte del giorno 8 un centinaio di bombe cadono su Montebelluna, Biadene, Caonada e Pederiva; una di queste colpisce la canonica di Biadene, ferendo un soldato.
Celebrazione della S. Messa al campo sul Massiccio del Grappa.
9-10 APRILE 1918. Giovedì a Biadene sono stati fucilati tre soldati per “diserzione in faccia al nemico”. Sabato sempre a Biadene, altri due soldati sono stati fucilati per aver rubato 600 lire ad una donna. Quest’ ultima condanna pare troppo severa anche a molti ufficiali: l’accusatrice non portava alcun testimone… Il Prevosto ha tentato inutilmente di convincere il Generale De Giorgi a far ripetere il processo. Martedì a Caerano, vengono eseguite altre due fucilazioni nel cimitero del paese: uno dei fucilati è un romano del 99; muoiono ambedue piamente.
11 APRILE 1918.Ottanta bambine di Montebelluna, a bordo di tre camion, sono accompagnate a Paludano dove saranno ospitate nella Villa Bertolini. In mattinata abbiamo la visita del Vescovo militare Mons. Bartolomasi che alle nove celebra la S. Messa nella chiesa gremita di soldati; predica Padre Semeria che parla dell’amore verso la famiglia, verso la religione e la patria. Il Vescovo sale sul pergamo e benedice i soldati. In forma privata il Gen.DE Giorgi parla ai cappellani militari; segue per i medesimi una conferenza di Padre Seteria. Dopo pranzo le autorità visitano la Casa del Soldato in Villa Manin e alle tre il Vescovo tiene una conferenza a tutti i cappellani militari. Mons. Bartolomasi si porta quindi al Mercato vecchio e di qui osserva il Piave e tutta la linea del fronte.
Rifugi austriaci con stazione della teleferica.
12 APRILE 1918. Aumenta la frequenza dei tiri d’artiglieria, dopo tanti giorni di calma. Tutti i profughi di Montebelluna ricevono l’ordine di partire: si ripetono le scene di dolore e i pianti; non manca chi pensa di fuggire o nascondersi;ma tutti devono partire!
13-15 APRILE 1918. Pochissimi soldati sono rimasti in paese. In Francia ferve la lotta: è la battaglia più tremenda che sia mai stata combattuta. I profughi che dovevano partire domenica partiranno invece mercoledì. E’ chiuso, con la completa assoluzione, il processo per disfattismo contro Mons. Cambiasi, Vescovo di Albenga.
Postazione di mitragliatrice sul Grappa.
16-17 APRILE 1918. Su quasi tutto il fronte è silenzio, rotto soltanto dalla comparsa sporadica di qualche aereo nemico o nostro e da qualche tiro d’interdizione. Partono, fra strazianti scene di dolore, i profughi di Montebelluna, guidati da Don Antonio Dal Colle. Fino a quando….?
18-19 APRILE 1918. Giornate piovose. Alle cinque e mezza pomeridiane di venerdì 19 cadono parecchie granate sulla stazione, sui cotonifici, sullo stabilimento concimi e su Villa Manin. Alle nove della sera cadono altre bombe di grosso calibro sulla stazione ferroviaria e sulla stazione del tram nella piazza di Guarda. Nella notte,invece, cadono bombe sulle nostre rive e sul Montello. In Francia gli inglesi ripiegano mentre i tedeschi continuano lentamente ad avanzare.
Piccolo calibro germanico appostato nella zona di Riva Grassa di Segusino.
20-21 APRILE 1918. Alle sei e mezza del mattino del 21, proprio all’ora della Messa prima, allarme aereo per l’apparizione di un velivolo austriaco. La gente fugge all’ impazzata dalla chiesa e si rifugia da ogni parta, qualcuno anche nel campanile. Dall’aereo austriaco, anziché bombe, piovono manifestini di carta dal contenuto propagandistico, stranamente scritti in lingua Jugoslava. Nei diversi colmelli di Montebelluna vengono distribuite 5.000 maschere contro i gas asfissianti:la gente ne rimane negativamente impressionata. In cimitero viene esumato il cadavere del soldato Marconi Romeo, morto per scheggia di granata l’11 novembre scorso; vi assiste il fratello.
22-27 APRILE 1918. Sono giorni di pioggia e calma lungo il fronte. Di ritorno dal viaggio a Campobasso, dove ho accompagnato 600 profughi ottimamente accolti da quella gente, sono passato per Roma dove ho veduto il Papa: sono riuscito a parlargli ed anche Lui mi ha parlato, benedicendo Montebelluna.
Una compagnia di riserva a riposo sul versante nord di Rocca Cisa.
28-29 APRILE 1918. Alle sei del mattino cadono granate sulla stazione: molta paura e pochi danni. I nostri profughi sono mandati in bassa Italia; dalla bassa Italia uomini e ragazzi sono mandati quassù a lavorare nelle trincee e nelle strade; ora anche le ragazze fanno le stradine: di male in peggio!
30 APRILE 1918. Diverse granate cadono su Guarda, vicino alla stazione, sulla casa di Cima, presso i Guolo. Non vi sono vittime ma soltanto lievi danni e molto panico nella popolazione che ancora è rimasta in questi luoghi.
Plotone di mitraglieri austro-ungarici in posizione.
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