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CAVASO del TOMBA

MONTE TOMBA

Le Colonel Bel

 

O ferito laggiù nel valloncello,
Tanto invocasti
Se tre compagni interi
Cadder per te che quasi più non eri,
Tra melma e sangue
Tronco senza gambe
E il tuo lamento ancora,
Pietà di noi rimasti
A rantolarci e non ha fine l’ora,
Affretta l’agonia,
Tu puoi finire,
E conforto ti sia
Nella demenza che non sa impazzire,
Mentre sosta il momento,
Il sonno sul cervello,
Làsciaci in silenzio-

Grazie, fratello.

1916

Viatico
di Clemente Rèbora

 

Facendo lui stesso la ricognizione di
una posizione difficile che uno dei
suoi battaglioni doveva occupare in
prima linea, il colonnello Bel, comandante
del 5° gruppo dei Chasseurs des Alpes,
ha trovato in Italia una morte gloriosa.

 

Le onoreficenze ai battaglioni del Monte Tomba

Sono menzionati all’ordine dell’Armata:

Il 51° battaglione dei Chassaeurs alpins:
Dopo aver organizzato un settore particolarmente bombardato e preso al nemico alcune sentinelle, è partito all’attacco, il 30 dicembre 1917, agli ordini del comandante Fabry-Fabrègues in modo brillante; ha, malgrado gli sbarramenti, liberato un terreno molto battuto, senza esitazioni, ed ha raggiunto in 20 minuti gli obiettivi che gli erano stati assegnati, facendo 550 prigionieri, catturando al nemico 2 cannoni, 4 mortai, 15 mitragliatrici e del materiale importante.

Il 70° battaglione dei Chassaeurs alpins:
Ha preso parte, sotto il bombardamento, all’organizzazione di un difficile settore; ha saputo intercettare il suo avversario con colpi di mano ben condotti e, il 30 dicembre 1917, agli ordini del comandante Masson, è partito, malgrado un tiro di sbarramento molto violento, all’attacco delle posizioni nemiche, con una precisione ed un ordine degni di nota. Senza farsi condizionare dal nemico, ha raggiunto i suoi obiettivi già dal suo primo assalto, catturando 400 prigionieri e del materiale importante, tra cui 3 cannoni da campagna e 8 mitragliatrici.

Il 115° battaglione dei Chassaeurs alpins:
Agli ordini del comandante Touchon, ha organizzato il suo settore che si trovava in condizioni molto difficili; ha attivato contro il suo avversario due colpi di mano molto audaci; poi, il 30 dicembre 1917, si è portato all’assalto delle posizioni nemiche su di un fronte di circa 900 metri; malgrado le pendenze molto ripide del terreno, ha raggiunto al primo tentativo tutti i suoi obiettivi, catturando al nemico 500 prigionieri, prendendogli 3 cannoni, 2 mortai e 28 mitragliatrici, oltre a del materiale molto importante.

Il colonnello Bel

Facendo lui stesso la ricognizione di una posizione difficile che uno dei suoi battaglioni doveva occupare in prima linea, il colonnello Bel, comandante del 5° gruppo dei Chasseurs des Alpes, ha trovato in Italia una morte gloriosa.
Sul campo di battaglia, i generali comandanti delle forze francesi hanno salutato il capo rispettato dai suoi uomini e dai suoi ufficiali, per la sua bravura calma e riflessiva, il comandante amato dai suoi pari grado per il suo carattere leale ed il suo sentimento del dovere, l’ufficiale superiore stimato dall’alto comando per il suo valore professionale e le sue alte qualità morali.
Prima di comandare, da circa un anno, il suo gruppo dei Chasseurs, il Colonnello Bel era stato in servizio presso lo Stato Maggiore Generale, agli ordini diretti del Generalissimo.
Era interessato da un lavoro massacrante quanto delicato: riguardava lo studio e la scelta delle misure concernenti il reclutamento, il mantenimento ed il rinnovamento dei nostri quadri, accresciuto senza sosta.
Nessun problema ha messo in difficoltà la sua lucida intelligenza, il suo spirito di previsione sempre in anticipo sui fatti, la sua conoscenza profonda della nostra organizzazione militare.
Questa collaborazione preziosa è stata richiamata nella menzione all’ordine dell’Armata che venne conferito al colonnello Bel all’indomani della sua morte gloriosa:
«Dopo l’inizio della guerra, ha reso degli eminenti servizi nello stato maggiore e nella truppa. Ha saputo mantenere e sviluppare, nel gruppo dei Chasseurs che egli comandava, le tradizioni che ne avevano fatto una truppa d’élite. E’ stato ucciso gloriosamente il 13 dicembre 1917 mentre, in prima linea, faceva la ricognizione di una postazione difficile che doveva occupare uno dei suoi battaglioni».
Quando la notizia della morte del colonnello Bel pervenne in Francia, questi giusti elogi furono riassunti con una frase commovente dal Maresciallo Joffre, che disse ai suoi stretti collaboratori: «E’ scomparsa una delle belle figure della guerra».

Nota.
Il battaglione di cui si parla è molto probabilmente il 115° Chasseurs des Alpes del comandante Touchon. La censura di guerra non permetteva di pubblicare dati chiari sulle truppe dislocate in posizione avanzata.
La 47ª Divisione Francese Chasseurs des Alpes sul Monte Tomba

- Commemorazione del Colonnello Ferreol - François Bel –


Dopo la disfatta di Caporetto, iniziata nella notte del 24 ottobre 1917, si impone da parte italiana un arretramento difensivo sulla linea di fronte che va dal M. Grappa, al M. Tomba – Monfenera, al Montello, al fiume Piave, al Mare Adriatico.
Due giorni dopo, il 26 ottobre, il Ministero della Guerra Francese si rende disponibile per inviare proprie truppe in questo delicato settore.
Il 30 ottobre si incontrano a Treviso il Generale Foch (Capo di Stato Maggiore Francese) ed il Generale Cadorna.
Nel frattempo si muove verso il Veneto un primo contingente francese, al comando del Generale Duchenne, costituito in origine da quattro divisioni: due del XXXI Corpo d’Armata (64ª e 65ª) e due di Chasseurs des Alpes (46ª e 47ª).
Il 6 ed il 7 novembre 1917, al Convegno di Rapallo, viene istituito un Comitato supremo di difesa, composto dai capi di governo alleati (Orlando, Lloyd George e Painlevé) e dai generali Cadorna, Wilson e Foch.
L’8 novembre, a Peschiera, il Re Vittorio Emanuele III rassicura gli alleati sulla tenuta delle opere difensive e sul morale delle truppe italiane.
Il 9 novembre il Maresciallo Diaz sostituisce il Generale Cadorna.

In particolare, nel settore M. Tomba – Monfenera, opera inizialmente il IX Corpo d’Armata della IV Armata Italiana: la brigata Como è praticamente decimata e la prima linea della dorsale è difesa dal 91° e 92° regg. della brigata Basilicata, da alcuni reparti della brigata Calabria sulla cima di M. Tomba (I e II batt. del 60° regg.) e tra M. La Castella e S. Sebastiano (59° regg.); verso Pederobba è operativo il 18° batt. del 3° regg. Bersaglieri.
Dopo gli intensi attacchi del 18 e 19 novembre, nella mattinata del 22 la dorsale M. Tomba – Monfenera cade in mano alla Divisione Jäger: lo sfondamento centrale alla quota di m. 869 di Monte Tomba avviene ad opera del 2° regg. (Pappritz) e del II batt. d’assalto (Graeve); nel settore della Monfenera la dorsale viene conquistata dal 4° regg. (Bettendorf), mentre la zona di Fenèr e Case Sengie è saldamente tenuta dall’8° regg. (Bibra); ad ovest, sul fianco destro, c’è il supporto fondamentale del 26° regg. Schützen (von Pasetti).
Nella notte sul 23 novembre arrivano a Costalunga di Cavaso le avanguardie delle artiglierie francesi, con quattro pezzi prontamente mimetizzati.
Dopo il 23 iniziano, sui due fronti, i ricambi e i processi di riordino delle prime linee e delle immediate retrovie.
La divisione Jäger si occupa solo del settore centrale di Monte Tomba, mentre all’Alpenkorps viene affidato il controllo sul settore orientale della Monfenera.
Il IX Corpo d’Armata italiano viene progressivamente ritirato nelle retrovie.
Il 5 dicembre entrano quindi in linea i componenti della 47ª Divisione Francese (XXXI Corpo d’Armata): i battaglioni degli Chasseurs (11°, 12°, 51°; 14°, 52°, 54°; 30°, 70°, 115°) sono riuniti nel 5° gruppo, al comando del Colonnello Bel. Saranno subito operativi in prima linea il 70°, il 115° ed il 51°. Supportano le azioni le artiglierie francesi e italiane di settore.
Il 7 dicembre a Costalunga, le artiglierie francesi lasciano il posto al 14° battaglione degli Chasseurs des Alpes.
Il 12 dicembre: sulla dorsale M. Tomba – Monfenera vi sono intensi e rapidi scambi di artiglieria.
Il 13 dicembre, alle ore 16.00, in località Càmpore, il Colonnello Ferreol – François Bel viene ferito mortalmente da schegge di obice.
Il Colonnello Bel, nato nel 1871 a Saint-Didier de la Tour (dip. Isère), esce dall’Accademia di Saint Cyr nell’ottobre del 1894 e viene distaccato al 12° battaglione degli Chasseurs; nel 1898 comanda, nelle Alpi, un campo invernale.
Frequenta l’Ecole de Guerre nel 1899, e ne esce con ottimo giudizio.
Viene nominato a far parte dello stage presso lo Stato Maggiore del VII Corpo d’Armata (per il periodo 1902-1903).
Nel 1904 diviene Ufficiale d’Ordinanza del Generale Governatore di Marsiglia.
Promosso Capitano nel 1906, passa all’8° battaglione degli Chasseurs, dove comanda una compagnia fino al 1908.
Il 21 giugno 1909 entra a far parte dello Stato Maggiore della II Armata (2.ème Bureau) e nel 1911 viene distaccato presso lo Stato Maggiore del Generale Joffre.
Promosso a capo di battaglione il 23 giugno 1913, passa dal 23 marzo 1914 al 67° Reggimento di Fanteria, dove assume il comando di un battaglione.
Viene richiamato presso lo Stato Maggiore Generale il 27 luglio 1914 dove, tra l’altro, dirige la sezione del personale fino al 20 dicembre 1916.
Prosegue brillantemente nella carriera militare e ottiene due promozioni come Luogotenente Colonnello (5 ottobre 1914 e 2 luglio 1915).
Il 30 dicembre 1914 diviene Chevalier de la Légion d’Honneur.
Il 20 dicembre 1916 lascia lo Stato Maggiore Generale per diventare Comandante del 5° Gruppo degli Chasseurs des Alpes (14°, 52° e 54° battaglione).
Il 4 luglio 1917 viene promosso Colonnello.
E, come detto poc’anzi, il 13 dicembre, alle ore 16.00, qui in località Càmpore, il Colonnello Ferreol – François Bel viene ferito mortalmente da schegge di obice.
Il 15 dicembre, nel cimitero di Pagnano d’Asolo, il Colonnello Bel riceve l’estremo saluto del Generale comandante della Xª armata e di molti ufficiali francesi, inglesi e italiani.
Profonda l’emozione per la sua scomparsa e gli articoli commemorativi e di elogio pubblicati nel giornale «Le Diable au Cor» ne sono un esempio significativo.

La presenza della 47ª Divisione degli Chasseurs des Alpes richiede una preparazione meticolosa dell’azione che dovrà tentare di riconquistare l’intera dorsale dal Monte Tomba a Casèra Naranzìne (loc. alle Betulle).
La cresta tra Osteria di Monfenèra (da Miét) e la quota di m. 877 ad Ovest di Monte Tomba è sempre rimasta in mano italiana.
Già nei giorni 28 e 29 dicembre c’è un’intensissima attività di artiglieria da parte italiana e francese.
A disposizione delle truppe degli Chasseurs ci sono le artiglierie francesi (7 gruppi di cannoni da 75 mm, 3 gruppi di pezzi da montagna, 4 gruppi di cannoni da 155 mm a tiro rapido e due batteria da 58 mm) e, sottoposte al comando operativo francese, anche le artiglierie italiane di settore (1 gruppo da 75 mm, 1 batteria di obici da 149 mm, 24 bombarde e 3 batterie di artiglierie pesanti).
Il 70° batt. Chasseurs del comandante Masson è disposto (sulla sinistra, ad ovest) tra quota 877 – Case Damini e trincea d’Elleau – Case Cappello; nel settore centrale fino alla linea Case Farnea – Val Ròspega è dislocato il 115° batt. Chasseurs del comandante Touchon; fino a Casèra Naranzine si trova ad operare il 51° batt. Chasseurs del comandante De Fabry; nella zona di Bosco Grande e de La Castella c’è un distaccamento di copertura, prelevato dall’11° e dal 12° batt. Chasseurs (un plotone, un plotone di mitraglieri, un gruppo di granatieri dell’11° ed un altro del 12°).
La mattina del 30 dicembre l’intensità del fuoco si fa più cospicua, tanto che a partire dalle ore 11.05 si può parlare di un vero e proprio tappeto.
E qui mi permetto, per dare maggiore efficacia a questa commemorazione, di riportare quanto descrive nel suo rapporto ufficiale il generale Dillemann, comandante della 47ª divisione degli Chasseurs des Alpes:
«Alle 14.30 il tiro di artiglieria francese ha raggiunto la sua massima intensità; a partire da questo momento è calato gradualmente d’intensità secondo quanto stabilito dal piano operativo in modo da non lasciare respiro al nemico; l’artiglieria nemica sembrava imitare quella francese con la propria reazione salvo che nella zona del 70° batt., continuamente sottoposta ad un violento tiro di contropenetrazione.
Alle ore 16.04 tutta l’artiglieria aprì improvvisamente un fuoco rapido sugli obiettivi previsti e alle 16.05 iniziò l’attacco preceduto da un tiro di sbarramento che progrediva sul terreno perfettamente seguendone i contorni.
Nella parte ovest il 70° batt. portava due compagnie in prima linea, una sboccava fronte ad est davanti a quota 877, l’altra fronte a nord della trincea L’Elleau verso 71, 76. nel momento dell’uscita il battaglione subiva un violento tiro di sbarramento che oltrepassava brillantemente.
Alle 16.11 la cima del Tomba (q. 868) era conquistata.
Alle 16.15 il battaglione segnalava coi razzi che gli obiettivi erano stati raggiunti.
Al centro usciva il 115° batt. con tre compagnie in prima linea.
Raggiunse alle 16.11 la trincea nemica ed alle 16.21 l’obiettivo prestabilito. La fanteria nemica bloccata dentro le trincee dimostrava scarsa tenuta di fronte alla tenacia dell’attacco; tiravano solo qualche colpo di fucile e qualche granata a mano sulla destra del battaglione.
Ad est, il 51° batt. attaccava con tre compagnie in linea. Aveva sulla destra il distaccamento di copertura agli ordini del capitano Lalande.
La progressione era condotta in buon ordine all’orario previsto; alle ore 16.11 venne oltrepassata la prima trincea nemica e alle 16.25 venne raggiunto l’obiettivo prefissato. Là, una volta ancora, lo slancio delle truppe vinceva rapidamente tutte le resistenze, tranne che a nord e ad ovest di case Naranzine dove qualche ufficiale austriaco e qualche soldato isolato si difendevano a colpi di fucile e a bombe a mano.
Il distaccamento di copertura oltrepassò i propri obiettivi.
Alle 16.40 il ten. col. Comandante del 4° gruppo si portò sulla linea prevista in modo da non ostacolare il tiro delle artiglierie. Sul fronte dei batt. 115° e 51° il tiro di sbarramento nemico a shrapnel si scatenò per 4 ore, ma dopo che tutto il dispositivo d’attacco era già passato.
Alle 16.35 dunque tutto lo schieramento previsto era stato portato a termine e l’aereo comando, lanciando un messaggio, ci ragguagliò sulla situazione della linea, del tutto conforme al piano d’attacco».

Ai quasi 1600 prigionieri si devono aggiungere cospicue quantità di artiglierie, di munizioni e di documentazioni o le informazioni acquisite negli interrogatori dei prigionieri sulle forze ancora disponibili alla divisione Jäger o all’Alpenkorps.

Della memorabile giornata di quel 30 dicembre 1917, possiamo qui ricordare due frasi secche, lapidarie, segnate dall’infermiera Ada Andreina Bianchi di Cavaso nel suo «Diario di guerra»: «Unico punto di concentrazione del fuoco è il Tomba. Fuoco infernale. Il monte non è più che un vulcano, vomitante fumo e fiamme e orribile da vedere».

Con la conquista definitiva della dorsale del Monte Tomba e della Monfenera, il fronte ad est del Monte Grappa trova un assestamento strategico importantissimo, soprattutto se si considerano gli sviluppi successivi della Prima Guerra Mondiale durante la Battaglia del Solstizio (15 giugno – 15 luglio 1918) e nella Battaglia di Vittorio Veneto (dal 24 ottobre al 4 novembre 1918).

Il 10 marzo 1918, la 47ª divisione francese del Generale Dillemann avrà l’onore di essere passata in rassegna da Sua Maestà, Re Vittorio Emanuele III e dal Generale Armando Diaz: molti furono i riconoscimenti al valore in quella cerimonia.

Infine, con un ordine del giorno del 7 aprile 1918, inviato dalla zona di guerra a tutti i Comandi ed ai sottoposti, il Generale Luca Montuori si accomiata definitivamente dai poilus francesi, scrivendo:
«Nei brevi giorni in cui la 47ª Divisione francese è stata in linea sul fronte della 6ª Armata, essa ha prodigato la sua attività ed il suo valore segnalandosi ripetutamente.
Nell’atto in cui questa bella Divisione lascia la 6ª Armata Le esprimo tutta la mia ammirazione e la mia riconoscenza e l’augurio da parte dei comandi della 6ª Armata italiana, di gloria ed onori imperituri nelle nuove vicende che l’attendono in Patria».


Cavaso del Tomba, 23 settembre 2001

Prof. Silvio Reato



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