GIUGNO 1918
1 GIUGNO. – Oggi avrebbe dovuto cominciare la grande offensiva nemica: è stata invece posta in circolazione una nuova carta monetata “a corso legale,, per noi italiani dei paesi occupati. Il taglio più grosso, a quanto io sappia, è di L. 100, il più piccolo L. 0,05. Della garanzia di questa carta ci fa edotti l’iscrizione: “Buono della Cassa Veneta dei Prestiti.,, Tutto detto. Gli italiani dei paesi occupati non devono ricevere moneta austriaca, neppure un centesimo: e però coll’ istessa carta viene pagato anche l’ esercito invasore sin che é qui: a chi parte viene cambiata dalla banca installatasi nel palazzo di Vincoletto in via “Argine a Sinistra.,, A pace conchiusa chi la pagherà questa carta? - Naturale, chi perde paga. In ogni ipotesi noi dobbiamo fare le spese agli invasori, che ci martirizzano e che combattono contro i nostri fratelli, che sino ad ora ci hanno spogliato col saccheggio, colla rapina, colla “requisizione, ,, e che d’ora in poi ci ruberanno il sudore della fronte dicendo di pagarcelo, se pur lo pagheranno, con una moneta priva di valore. In una parola: E’ un furto elegante, una truffa colossale in guanti gialli.
2 GIUGNO. - Verso il tramonto ero dal comandante della gendarmeria, e un gran fracasso di carri pesanti si udiva sulla strada. Ad un cenno un ufficiale corre fuori. — Che cos’ê? chiesi. - Una colonna di artiglieria che va al fronte. Ma (con un sorriso) é troppo presto: gli italiani non debbono vedere. — E l’ offensiva che doveva cominciare ieri? - (distrattamente sorridendo)... intanto per quattordici giorni siamo tranquilli.
6 GIUGNO. - I preparativi per un’ offensiva efficace alla Piave sono intensi. Grandi sono le masse di uomini che vanno at fronte, ingente la quantità del materiale che è passata e che passa del continuo. un movimento ininterrotto giorno e notte: non si curano più se gli italiani vedono. Si comprende, e lo dicono, che vogliono ad ogni costo andare avanti. Certo, dai preparativi che si fanno, se giungono a rompere la resistenza delle prime linee, dovrebbe accadere quello che accade quando un fiume in piena rompe gli argini e invade il piano senza che alcuno possa opporre valida resistenza da poter dire: Usque huc. Questa è l’ impressione che proviamo. Non sono mai stato nelle immediate retrovie né in zona d’ operazione del nostro esercito, e però non posso fare paragoni, ma è certo che questi dispongono e preparano un’offensiva, non per avanzare un paio di chilometri e poi far sosta di mesi perchè il “programma è esaurito,, e “gli obbiettivi raggiunti, ,, ma per avanzare uno spazio indeterminato e profondo il più possibile. E’ degno di nota poi che mentre fanno tali preparativi, non trascurano la possibilità, per quanto improbabile, d’ una ritirata, che dovrebbe essere contrastata palmo a palmo. Qui sì che potrei fare dei paragoni! Quando cominci quest’offensiva, che come si crede dovrebbe essere generale su tutto il fronte, naturalmente, a parte le chiacchiere, est in sinu deorum. C’e chi pensa che sia stata ritardata da uno scacco subito sul Tonale, dove ben ventimila slovacchi, boemi e croati avrebbero disertato le linee. Tanto non apparisce dai giornali, tutt’ altro, ma ricevo da persona degna di fede e perfettamente in grado di saperlo. “Se gli Italiani, dissemi, avessero fatta seria pressione, quell’azione sarebbe riuscita.,, - Ma già, come al solito, (e questa è riflessione mia) un mondo di cannonate, un’ avanzata di uno o due chilometri, ed “il programma è esaurito.,, - Umiliante, ma vero! E noi attendiamo la liberazione come il giorno della redenzione! Ormai siamo purtroppo persuasi che non dagli uomini, ma solo da Dio dobbiamo ripromettercela: e Iddio buono e misericordioso si affretti a por termine al nostro martirio. Questa sera il Comandante della gendarmeria mi ha consegnato per il nostro archivio il telegramma (I, N. 3468) del Corpo VII d’ Armata, con cui si proibiva la requisizione degli organi a scopo di requisire metallo. Il merito della buona riuscita della cosa è del suddetto comandante Sign. Rodolfo Krouzilka, un’ ottimo giovane boemo, il quale porgendo al Comando sumenzionato la supplica del P. Guardiano e dell’ Arciprete, fece notare che sarebbe una requisizione inutile allo scopo ed anche pericolosa, potendo, dopo l’ asportazione delle campane, essere causa di forti malumori in queste popolazioni che sono molto religiose e devote. Il perfido Comandante di tappa, il goriziano Sign. Catinelli, altre volte menzionato, non poté nascondere il suo dispetto, e fece sapere al P. Guardiano che le suppliche debbono essere tutte inviate per mano sua.
8 GIUGN0. — Verso le ore 19 del giorno 6 si ebbe una spedizione offensiva dei nostri velivoli, e punitiva (delle spedizioni piccole esplorative ed anche offensive - che si ripetono anche più volte in un giorno - qui non se ne fa più conto). Erano due squadriglie di caproni (15 o 16 colle relative scorte di cacciatori in più: una rispettivamente bassa da poter agevolmente scorgere i colori nazionali, l’ altra sovrastante altissima. Il loro obiettivo, come s’ usa dire, è stato il campo d’aviazione e i concentramenti di truppe. Pare che la punizione sia stata alquanto severa. Quantunque il tiro antiaereo a qualcuno che non ha udito di meglio, abbia potuto parere nutrito (forse per le molte batterie impostate un po’ da per tutto,) pure, anche in paragone ad altre incursioni minuscole e semplicemente esplorative, non è stato punto tale: i tiri poi male, molto male aggiustati. Forse il panico ha invasi i tiratori: poiché é da sapersi che i nostri caproni sono molto e molto temuti da tutti, soldati e ufficiali, i quali alla loro comparsa, allibiscono né sanno proferir parola. Dove non hanno gettato bombe, hanno gettato stampe multilingui, con cui si ammaestrano le truppe delle molte ingiustizie che l’Austria usa alle nazionalità a lei soggette, e le s’ invitano a deporre le armi, piuttosto di combattere in favore dei loro oppressori. - Che le bombe-mina lanciate senza economia abbiano on effetto, si sente e si vede: ma che cosa si vuol che facciano tutte quelle stampe! dissi ad un ufficiale. — Non parrebbe, risposemi egli, ma l’ effetto che queste stampe producono sull’ animo delle truppe - tra le quali da tempo in qua si verificano molte diserzioni - è deleterio. — Segno, aggiungo io, non tanto della loro stanchezza, quanto che hanno cominciato ad aprire gli occhi e a capire che a loro poco deve importare di combattere per il Granducato d’ Austria. Forse a questo stato d’ animo delle truppe è in parte dovuto il ritardo dell’ offensiva preparata con tanta intensità. Forse dopo il fatto del Tonale, si teme qualche complotto tra di loro. Tutti forse, non senza un fondamento di probabilità. Certo è che da due settimane a questa parte, sulle lettere dei soldati al fronte si esercita una rigorosissima censura. — Ne ha trovato di compromettenti? all’ ufficiale che ne aveva un grosso pacco sotto gli occhi. — Chi complotta in questi argomenti non è sì semplice da affidare la sue lettere alla posta. Ma piuttosto di mandare uno alla morte, le brucio, come ho fatto per qualcuna. Non sono questi ingenui che sono i più pericolosi... * E’ il colmo della stagione: eppure chi il crederebbe che quei pochi fortunati che sono rimasti con una o due vacche nella stalla sono in pensieri per mantenerle? E’ malagevole trovare pochi metri quadrati dove segare una bracciata d’erba. Il più fortunato tra tutti è il Convento che non ha bovini. Tutto è stato pascolato, pestato, follato, anche lungo le piantate di viti, anche le rive dei fossi. E dire che dove sono passati i cavalli di questi legittimi discendenti di Attila, l’ erba stenta molto, si rifiuta di ricrescere, e il nostro bestiame si rifiuta di mangiarla. - E i contratti agricoli, torno a chiedere un’ altra volta, firmati e controfirmati? - Sono “pezzi di carta.,, * Negli orti nulla si salva dalla rapacità di tanti soldati dislocati e acquartierati in tutte le case della città e della campagna. Non parliamo delle frutta, che appena ingrossano spariscono: dico di quel poco che negli orti si costuma coltivare pel consumo di famiglia. Tutto si ruba, si sciupa, si strappa: persino le patate che solo ora cominciano a mettere il fiore, anzi in alcuni orti furono dissotterrate appena seminate. Con questi preludii nessuno s’ illude, una triste prospettiva ci si para davanti, triste molto... * C’ è ancora qualche famiglia che abbia un bicchier di vino? Rare sono queste case fortunate. Alle grandi difficoltà di tenerlo celato, aggiungasi quella di poterlo bere impunemente. Parlo da testimonio oculare. Guai se un soldato riferisse che ha visto dei “civili,, a bere del vino ! Il giorno stesso, o certo il giorno dopo quella povera famiglia si vedrebbe mettere a soqquadro la casa. Un ufficiale di mia conoscenza, a vanto della sua bontà, mi disse pochi giorni or sono: “So che in quella tal casa c’è ancora un ettolitro di vino: ma non ci sono soldati che facciano querela, ed io non me ne occupo.,, - Questa è la condizione nostra miserrima, più che di schiavi! Per quest’ invasori noi non abbiamo esistenza : Non esistenza civile, poiché a noi non si applica nessuna legge civile di nessun paese: non esistenza politica, com’è naturale. Noi non siamo prigionieri di guerra, perché a questi si fa una condizione, un trattamento per quanto barbaro voglia essere: non siamo schiavi, perché a questi si assicura vitto, vestito e alloggio. Felici noi se in questi momenti e in queste condizioni non avessimo esistenza di sorta, purché ci lasciassero dimenticati nelle nostre case! Ma purtroppo non è così: abbiamo si, un’esistenza: l’ esistenza materiale, ma solo in quanto possiamo essere oggetto d’ incessanti furti, rapine e spogli.
9 GIUGNO. - Ieri mattina tra Villanova e S. Anastasio si svolgeva una lotta aerea tra due velivoli nostri e due nemici, proprio sopra il capo di due testimoni che mi narrarono la tragedia. Dopo parecchi reciprochi assalti a colpi di mitragliatrice, i due austriaci precipitarono in fiamme: dei nostri, uno cominciò a scendere da prima lentamente, e presso terra si capovolse; l’ altro si calò, prese seco uomini (vivi o morti, non si sa,) armi e munizioni, e ripartì. Fu un’operazione audacissima di pochi istanti. Il velivolo rimasto a terra aveva i colori francesi. “Dei due austriaci, uno bruciava ancora, mi dissero i due testimoni, e dall’ altro gia spento, vedemmo estrarre a pezzi con un tridente, un cadavere che era legato al seggiolino.,,
12 GIUGNO. - II movimento intenso che dura da tempo, è ininterrotto giorno e notte. Per quanto non si trascurino certe cautele, non si fa più mistero della cosa. Enorme è la quantità del materiale che è passato e che passa diretto al fronte. Artiglieria, a preferenza leggiera, che possibilmente si fa viaggiare di notte, munizioni, materiale del Genio, barche di ferro, masse di uomini: tutto in enorme quantità. Da quanto noi profani possiamo giudicare, sarà un’ offensiva di estrema violenza. Gli stessi giornaletti italo-austriaci, quantunque non parlino troppo né precisino cose, dicono che sarà “formidabile.,, Gli ufficiali non nascondono la loro persuasione in un prossimo, sicuro e grande sbalzo in avanti: persuasione confermata da certe disposizioni preventive che si stanno prendendo. La Germania si è gloriata molto in questi giorni d’ un progresso repentino di diciotto chilometri di profondità: ma questi pare si siano proposti di superarla. Le sorti di Verona, di Vicenza, di Padova, e conseguentemente di Treviso e della nostra cara Venezia, sarebbero già segnate. Il medico dentista non cura più, perché ha già composto i bagagli per portarsi a Padova. Iddio liberi la Patria da tanta sciagura. Intanto attendiamo gli eventi non lontani come la divina Provvidenza li dispone o permette.
13 GIUGNO. — Da fonte attendibilissima (ma a solo titolo di notizia da controllarsi dopo il fatto): L’ offensiva, a preparare la quale da tanto tempo e con tanta intensità i nemici lavorano, comincerà il giorno quindici. Sarà formidabile: è uno sforzo in cui l’ Austria impegna tutta se stessa: “sarà l’ultima,,. dissemi uno con un gesto indecifrabile, cioè, a quanto parvemi capire, l’Austria, gioca l’ultima carta. Libera dal fronte russo, ben sei linee di cannoni d’ ogni calibro ha impostati sul nostro fronte. L’ ordine impartito agli ufficiali è che entro il giorno quindici debbono raggiungere Treviso, tanto si tengono certi della riuscita. Vi ha però un “ma,, che non si nascondono: Il pericolo di notevoli defezioni da parte delle truppe di razza slava, le quali sanno che nell’esercito nemico, ed in prima linea, vi sono molte migliaia di slavi, specialmente boemi - dell’ America - che combattono contro l’ Austria, anch’ essi per la libertà della loro patria. In relazione a questo pericolo sono state comminate pene di estremo rigore contro i disertori, e agli ufficiali è stato trasmesso un ordine del giorno da portarsi a notizia delle truppe, in virtù del quale vengono assicurate trecento corone per ogni testa di slavo combattente nell’ esercito italiano. I preparativi, torno a dire, sono grandiosi; attendiamo con trepidazione: grande è il pericolo cui la Patria è esposta. Il Signore la salvi: e il grande amatore dell’ Italia nostra il taumaturgo di Padova, di cui oggi celebriamo la festa, avvalori le deboli nostre preghiere, colle quali assistiamo all’ imminente grande conflitto. Domine, propitius esto nobis peccatoribus. * E’ stato cambiato il Comandante di tappa; torna tra noi l’ “ergo bibamus,,. Il goriziano e rinnegato italiano Catinelli, si è già trasferito in avanti, a Oderzo eretta a distretto. Tutti ormai si accingono a trasferirsi in nuovi paesi. Al Corpo VII d’armata colla sua gendarmeria è stato assegnato Treviso, che dovrà raggiungere il più tardi entro il giorno sedici. Questi sono ordini impartiti all’ufficialità: alle truppe non é stato significato nulla ancora di preciso. L’ospedale non ha ordini.
15 GIUGNO. (mattina) - Ieri è stato giorno di ansiosa attesa - per noi trepidante, per i nemici ostentamente esultante - della imminente offensiva, che si aprì realmente alla mezza notte (tempo legale) con un profondo colpo di cannone. Ad un’ ora, due colpi; alle due, tre grandi colpi: quindi si scatenò l’ inferno, con progressiva intensità, che durò sino alle nove del mattino (tempo vero.) Erano centinaia di cannoni che sparavano senza un secondo d’ interruzione. II tremolio dei muri, delle porte, delle finestre, dei mobili era quello stesso d’ un piroscafo in piena corsa con le macchine ad alta pressione. Poco si dormì questa notte, non per il rumoreggiare del cannone, ma un po’ per il nervosismo, e più per la baldoria che si faceva nel sottostante refettorio, e alla fine perchè verso le tre, ufficiali e dame della Croce Rossa scorrazzavano pel corridoio affine di salire sul campanile per assistere al grandioso spettacolo. Avrei potuto salirvi anch’ io, ma non mi diede l’ animo. Dalle nove in poi il cannoneggiamento andò sempre rallentando, alle dieci e mezzo faceva l’ impressione d’ un grandioso temporale passato che si dilegua allontanandosi. Al presente, ore undici, non si ode che qualche colpo di cannone, ma molto lontano. Il cessare del rombo del cannone in questa maniera, mi fa un’impressione cattiva. Le prime notizie sono tutt’altro che confortanti. Cava le lagrime il pensiero che altri nostri bei paesi possano essere invasi, depredati e devastati con selvaggia ferocia.
15 GIUGNO. (sera) - All’entrare a mensa (ore 11, t. leg.) un ufficialetto si lasciò sfuggire a mezza voce un urràh, che non fu raccolto. Nel contegno di questi ufficiali si nota un riserbo che contrasta molto colla sguaiatezza di ieri sera. All’ uscire dal refettorio, il Maggiore interrogato alla sfuggita, disse una parola per noi confortante: “Siamo passati, ma s’ignora la sorte di tre divisioni.,, - E’ tale l’ impressione dei giorni scorsi, che non mi sento di precipitarmi in illusioni. Sul mezzo giorno, ancora qualche colpo di cannone, ma molto lontano ... Verso il tocco, un po’ di cannoneggiamento, ma lontano anche questo e in direzione diversa da quella del mattino, cioè più a nord. Nel resto della giornata sino a sera, qualche tiro sporadico. La persuasione comune è che siano passati. Esco dal convento par raccattare qualche notizia, poco apprezzabile già s’intende, o meglio per scambiare qualche parola, parola muta che a stento spunta sul labbro: ma il mio sconforto ha avuto un sollievo non piccolo in constatare quanto profondo sia il sentimento nazionale e l’amor patrio di queste popolazioni buone e miti, ma insieme d’animo fiero e generoso. L’ impressione da me riportata dall’ affievolirsi e dal modo di cessare del bombardamento, è quella di tutti: ci è toccata una terribile sconfitta, pur restando fermo nell’ animo di tutti l’ interrogativo come ci possa esser stata inflitta si presto e tanto facilmente. Questa persuasione nel popolo (facile a credere alle voci che si fanno circolare) venne largamente fomentata dalle notizie che pullulano non si sa come. - “Sui monti una vittoria con ottomila prigionieri: gli italiani già preparano una ritirata sul Brenta. - Siamo passati (la Piave) con uno sbalzo di quattordici chilometri: le notizie ci provengono da S. Biagio di Callalta. - Treviso è in fiamme...,, - Tutto questo ha prodotto nel popolo una costernazione nell’ intero senso della parola: ma insieme ha provocato degli scatti di ira e di sdegno vivacissimi contro i nostri soldati, che, secondo lui o tradiscono o sono vili. — “Sono sette mesi che noi sopportiamo sofferenze e maltrattamenti incredibili: ed essi in sette mesi non sono stati capaci di preparare una buona difesa: noi preferiamo che questi restino qui a torturarci piuttosto che vadano a devastare altre nostre terre, ed essi che hanno interesse più immediato di noi, non sono capaci di fermarli, ma dopo poche ore di resistenza cedono il campo.,, - Questi e simili sono i discorsi che si odono fare dai popolani. In verità vado fiero anch’ io d’ essere figlio di questo popolo. Verso le sei e mezzo il bombardamento riprende. Man mano va estendendosi a tutta la zona di stamane: Da Ponte di Piave al mare, e prendendo un’intensità talvolta superiore a quella del mattino. Il fuoco non è più lontano lontano; è proprio al medesimo posto di quando cominciò l’offensiva: è la riprova di alcune informazioni avute da fonte attendibilissima: il cuore comincia ad allargarsi. I nemici sono realmente passati, ma quel tanto che fu loro acconsentito, poiché si sa che i nostri qualche giorno avanti che l’offensiva cominciasse, si ritirarono per lo spazio di tre chilometri di profondità. Passati, la contr’ offensiva ne fece uno scempio. - Sono cose o desideri? - Che stato di crudele incertezza è il nostro ! Il bombardamento continua violento: solo verso le dieci della notte rallenta alquanto di intensità.
16 GIUGNO. (mattina) - Il bombardamento sulla Piave continuò ininterrotto tutta la notte e continua ancora, nella posizione più o meno di ieri. Ciò ha aperto il cuore di tutti alla speranza. Già da ieri sera cominciarono ad arrivare molti feriti, in prevalenza leggieri, che medicati si fanno partire per le retrovie. Sono arrivati ed arrivano anche dei drappelli di prigionieri. Nella maggioranza solo ragazzi. E’ proprio vero che i nostri fecero preventivamente una ritirata di qualche chilometro, lasciandovi una leggiera copertura dalla quale provengono questi prigionieri. Sono disinvolti. Il popolo mostra per loro poco interesse. Meglio forse per loro che fossero morti in trincea, piuttosto che essere esposti al pericolo d’ essere fatti morire di fame (come si sa essere già toccato a molti nelle parti di Vittorio,) o d’ essere condannati ad una vita di stenti e di maltrattamenti. Sono due giorni che non si vedono soldati raminghi scorrazzare e far danni da per tutto. Ci pare di essere felici. Sono proprio essi che giorno e notte ci recano le peggiori molestie: il rombo di centinaia e centinaia di cannoni non ci dà noia; ci rallegra anzi quando ci pare (forse autosuggestione) che si avvicini a noi. - Che misera condizione la nostra...
16 GIUGNO. (sera) - (Autentica : Dalla carta segnata in rosso al Cornando del Corpo VII d’ Armata): Ecco la posizione del fronte del Piave: Da presso Cima d’ Olmo sino alla foce sono passati. Tra Cima d’ Olmo sino in faccia a Candelù, là dove la Piave si allarga in molteplici piccoli corsi, sono nel mezzo. Da Candelù sino alla foce pel ramo di Capo Sile, sono passati e fermi sulla sponda. Passati che furono la nostra artiglieria demolì i ventiquattro ponti che furono gettati, alcuni anche subacquei. Il numero delle truppe passate è grande, ma né esse possono comunicare con quelli di qua dall’acqua, né questi con quelle, per cui la loro posizione è molto critica. Sperano di poter nella notte riuscire a gettare nuovi ponti e di poter passare oltre munizioni e soccorsi. II numero del feriti che incessantemente arrivano è grande, ma nell’ assoluta maggioranza sono feriti leggieri. Continuano ad arrivare drappelli di prigionieri, i quali purtroppo negli interrogatori che subiscono sono alquanto loquaci. - Il loro numero totale questa sera è di tremila. Proprio pochi per potersene vantare. L’ azione dell’ artiglieria, con una breve sosta al mezzo giorno, è stata ininterrotta e intensa tutta la giornata. Dalle nove alle dieci della notte l’intensità ha raggiunto il fantastico.
17 GIUGNO. (mattina) - Il bombardamento al fronte cessò collo spuntar del giorno. Verso le dieci riprese da parte dei nostri molto lontano e lento. Le artiglierie nemiche non rispondono. * Già da ieri l’ altro il comando del Corpo VII d’armata si è spostato in avanti da Villanova di Motta a Chiarano Anche la gendarmeria avrebbe dovuto seguirlo: ma il comandante (il solo che io sappia) non condivideva la comune assoluta certezza d’ una rapida avanzata. Senza spiegarsi troppo ottenne di restare a Motta, dando assicurazioni che “entro il sedici raggiungerebbe Treviso.,, Questa volta, per quanto galantuomo, non ha mantenuto la parola.
17 GIUGN0. (sera) - Sul mezzo giorno ha ripreso il solito bombardamento nella solita direzione, tra Ponte e S. Donà, bombardamento che man mano andò intensificandosi sino a notte inoltrata. Autentica: Le posizioni sono invariate. * Oggi non provennero prigionieri. E’ invece un grande affluire di feriti, come al solito in maggioranza leggieri, che medicati si fanno proseguire. In quest’ ospedale vi sono anche diciotto feriti nostri. uno dei quali morto questa sera.
18 GIUGNO. – Il bombardamento continuò quasi sempre nella sua abituale intensità tutta la notte. Sul mezzo giorno riprese, ma molto lontano. Nella notte è passato un grosso drappello di prigionieri. Tutte le notti passano numerose riserve inviate al fronte. Non si sa donde mai l’ Austria tragga tanti uomini. Queste fasi dell’ azione sulla Piave, e voci che si spargono disastrose per i nostri in altri settori, creano in noi uno stato d’ animo di deprimente incertezza.
19 GIUGNO. - Ieri sera è stato un’ affluire stragrande di feriti. Sono stati allogati alla meglio su trucioli e su frasche verdi nell’atrio della Chiesa e nei chiostri del Convento. Vi sono anche degli italiani, alcuni dei quali feriti e fatti prigionieri a S. Biagio di Callalta !... Ci danno notizie ben poco confortanti. Ci dicono che i nostri sono purtroppo in lenta ma continua ritirata, e che non possono competere col nemico per quantità di artiglieria e numero d’ uomini. I ponti sulla Piave sono gettati e sicuri. - Che tormento! che ansiosa dubbiezza! Anche il rumoreggiare del cannone si è fatto molto lontano.
22 GIUGNO. - L’ azione dell’ artiglieria in questi giorni è stata languida e lenta. Sono passati parecchi drappelli di prigionieri. E’ severamente proibito parlare con loro. Per me questa misura gelosa è di buon augurio. Enorme affluenza di feriti, dei quali molti muoiono, l’ altro ieri ben settanta in quest’ ospedale sono passali all’ altro mondo. Iddio li abbia in pace, purché non vi siano andati coll’animo di saccheggiare e rapinare anche là. - Economia di cose e di tempo: Le vesti dei morti debbono servire ai vivi, perciò i cadaveri si avvolgono nudi in un lenzuolo, e senza attender altro si accatastano come sacchi di farina s’ un carro, e via. Ieri sera sul tardi cominciò al basso Piave un forte cannoneggiamento, lontano, di poco inferiore a quello del primo giorno. Tutta la notte è stato un movimento intenso di carri, autocarri e truppe verso il fronte. Nella notte scorsa tre proiettili dell’ artiglieria nostra — certamente destinati alla strada ferrata od a qualche accantonamento di truppe - ha colpito l’ospedale di Oderzo. L’ atrio della Chiesa e ambedue i chiostri del convento sono di nuovo riboccanti di feriti - che non capono più nei locali - adagiati per terra, dove passeranno la notte. Molti dei nostri prigionieri sono adibiti ai lavori delle strade: altri al trasporto dei feriti. Questa sera ha fatto qui ritorno dal fronte un cappellano, a noi già noto, d’ una divisione che in numero di 15000 (quidicimila) aveva passato la Piave a Fossalta di Piave. Di questi disgraziati mandati al macello, ne sono tornati solo 2000 (duemila.) Ora sono inviati oltre il Tagliamento, dove la divisione sarà ricostruita!? * “Entro il sedici sera, al più tardi, a Treviso:,, Questa è la consegna che fu data. E non era per celia: i tedeschi dicono e fanno sul serio. Proprio cosi: tutto era disposto per un’avanzata facile, rapida e ad un limite non bene determinato, ma certo almeno sino all’ Adige. Gli aviatori avevano disposte le loro bagatelle per trasferirsi a Campalto (Venezia). Certi ufficiali s’ erano distribuiti i luoghi e muniti del necessario per le requisizioni. Altri non sapevano ancora se avrebbero dovuto far sosta a Treviso o trasferirsi senz’altro a Padova. Quattro cannonate, tre ore di bombardamento avrebbe dovuto ba- stare per mettere in precipitosa fuga gli italiani almeno sin’oltre l’ Adige. Con un tempo utile dal mattino del quindici sino alla sera del sedici, una gita a Treviso sarebbe stata comoda per tutti, e specialmente per l’ alta ufficialità, che a preferenza viaggia in belle carrozze (se non ha automobile, che è cosa di troppo lusso) tirate da più belle pariglie rubate nelle scuderie dei signori. Già sin da principio l’ esito dell’ impresa accennava a non corrispondere ai calcoli, ed è per ciò che al Comando d’ Armata (Corpo VII) già trasferitosi a Chiarano, tutti subivano, la sera del quindici, un accesso di nervosismo acuto. Perché? “Perché... incredibile, ma autentica! - gli italiani opponevano valida resistenza!,, nei calcoli, aggiungo io, non contemplata.
24 GIUGNO. - Ieri nel pomeriggio cominciò al basso Piave un bombardamento molto vivace, anche con grossi calibri. Durò tutta la notte sino a mattina inoltrata. Riprese sulla sera meno forte dopo il tramonto. * Questa sera alle sei - tempo vero - volò su di noi una squadriglia di nove velivoli nostri — caproni e cacciatori - diretta, verso Portogruaro. Era bello vedere come procedevano imperturbati in mezzo ad un fitto cannoneggiamento. Ma era anche ameno notare il senso di sbigottimento che la comparsa dei nostri caproni cagiona in questi ufficiali, i quali con noi nel cortile erano spettatori silenziosi e pallidi. Mi pare d’averlo notato un’altra volta come la comparsa dei nostri caproni causi in questi invasori un senso di terrore. Debbono averne fatte delle grosse quegli ordigni ! * Oggi l’atrio della Chiesa e i chiostri del convento sono stati sgombrati dai feriti. Disgraziati! Molti di loro giacquero tre giorni sul campo prima di poter essere raccolti, e due giorni qui sulle pietre prima che venisse il loro turno di medicazione. E non erano tutti leggieri. Questo fatto miserando è dovuto al loro numero oltremodo grande, non alla trascuratezza dei medici che lavorano anche la notte. Neanche questo fù – come altre cose- Contemplato nei calcoli preventivi. - “Al massimo sarà di duemila il giro dei feriti (in quest’ ospedale,),, disse il Generale sanitario, il quale negli ultimi giorni precedenti l’offensiva aveva tenuto varii consigli nel nostro refettorio. - Solo nei due giorni 18 - 20 i feriti arrivati in quest’ ospedale sono stati 5000 (cinquemila.) La città, già tutta una caserma, si va trasformando in un ospedale, e presso la stazione della strada ferrata si stanno costruendo dei baraccamenti capaci di diecimila ammalati. Conseguenze sgradevoli di calcoli.. sbagliati !... Subito che abbiano passato visita e medicazione, i feriti che non sono estremamente gravi, vengono trasportati al treno, e inviati nell’ interno, triste trofeo della Piave, ecatombe dell’ esercito e, come speriamo, tomba dell’Austria.
26 GIUGNO. - A...h...h...h..., un grande respiro possiamo trarre dal petto: La formidabile offensiva, preparata con tanta diligenza e con mezzi poderosi, che doveva decapitare la Patria, ora, dopo tanti giorni di crudeli incertezze, lo possiamo dire, E’ fallita. Ringraziamone Iddio con tutta la mente, con tutta l’anima. con tutto il cuore. Già da due giorni vagavano delle voci per noi molto confortanti: ora sono fatti che nessuno del nemici nasconde. Sulla Piave più che sul resto del fronte, è stato uno sterminio. Per confessione spontanea di quanti fanno ritorno, il numero del morti e dei feriti è molto superiore ai superstiti. - “Del mio battaglione siamo ritornati dodici. Della mia divisione siamo tornati duemila - Delle divisioni che hanno passato la Piave, siamo tornati in poche centinaia. Ne avete visti molti dei soldati andare in giù: ne vedrete pochi tornare in su...,, Questi sono i discorsi che si sentono, questa è la lugubre canzone che unanimemente ci ripetono questi disgraziati. Ora si smetterà tanto inutile massacro umano? O si preparerà una nuova offensiva? - Dicono di aspettare rinforzi dalla Germania. Dieci, o come da altri si crede, Sedici divisioni non sono sufficienti a colmare i vuoti, e tanto meno, ritengo io, a creare la possibilità d’una nuova offensiva con probabilità di esito più felice. — Forse è una satira! Quella istessa persona che quindici giorni fa con un gesto indecifrabile mi diceva: “L’Austria prepara la sua ultima offensiva,,, ora mi dice: “ L’ esercito è rimasto sgominato: ci vorranno dei lunghi mesi perchè possa rimettersi, se pur vi giungerà..,, Quanto qui si osserva è che si comincia il cambio delle truppe al fronte. In realtà se ne sono visti molti dei soldati ad andarvi, ma a ritornare colle proprie forze se ne vedono pochi. Di un reparto di ulani, che stanziava in casa di mio padre e presso le famiglie vicine, ne abbiamo visti far ritorno forse una dozzina. — E il tale ! e il tal’ altro? chiedevamo — gente nota non per le sue belle qualità ma per le male azioni compiute. — Non torneranno più...
27 GIUGNO. - Nei giorni passati e anche oggi i voli offensivi dei nostri aeroplani su località e paesi qui attorno sono stati molto frequenti. Vengono sempre di giorno, in tutte l’ore indifferentemente, e volano imperturbati. Motta, quantunque militarmene importantissima a motivo dei ponti e del suo nodo stradale (di concentramenti di truppe come nei mesi passati non é il caso di parlarne, perchè è addivenuta quasi tutta un ospedale,) è stata sempre risparmiata: e ciò noi meritamente attribuiamo a grazia speciale della Madonna, nostra certissima protettrice. Una delle località bersagliate anche dal cannone è stata Oderzo. Con troppa compiacenza questi signori facevano nei loro comunicati e nelle loro stampe sovente menzione della linea ferrata “Oderzo - Treviso.,, Con molta ostentazione, quelli che con tanta gelosia custodivano i loro giornali, lasciavano aperto sotto i nostri occhi l’orario delle strade ferrate là dove era segnato il treno diretto quotidiano Motta di Livenza - Vienna. Anche Fossalta Maggiore è stata visitata dal cannone. Vi sono stati dei morti tra la popolazione: ieri vi ebbero venticinque feriti, a quanto si dice. Gli stessi velivoli hanno seminato dei foglietti a stampa. Quello che ho letto reca la data del 21 Giugno, e c’ informa che l’offensiva nemica è stata infranta su tutto il fronte, e che hanno fatto dodicimila prigionieri. Pochi in realtà, in paragone di quelli fatti dai nemici, quarantacinquemila, se dicono il vero. * Alla comparsa d’ un aeroplano italiano i nostri fanciulli e le nostre fanciulle non fuggono come una volta all’annunzio d’un velivolo austriaco, ma escon fuori a frotte, e ballando la carola canticchiano questi e simili ritornelli: Aeroplano - italiano, Perchè voli sempre alto? C’è da fare un gran salto: Un bel salto nella luna A rapirvi la fortuna. Vola alto sulle sfere, Aeroplano - Italiano! Non lasciarti mai pigliar. Torna poi - qui tra noi Tante cose a raccontar.
Sull’ azione dei nostri alla Piave si sa che s’ erano ritirati molto in là, senza sguarnire del tutto le trincee, colla probabile intenzione d’ invitare il nemico a passare l’ acqua anche coll’ artiglieria. Uomini ne passarono molti, ma artiglieria poca. Si sa come i nostri erano minutamente informati di tutto, anche del giorno e dell’ ora (cosa segretissima sino alla sera del giorno quattordici) in cui sarebbe cominciata l’offensiva. Sappiamo ancora come i nostri ritirandosi hanno lasciato nelle mani del nemico un protocollo di deposizioni dei prigionieri! – E’ stato un caso od un fatto deliberato? * Sin dai primi giorni dell’ offensiva si è andata spargendo, e anche ora non si cessa di ripeterla, la strana voce d’un concertato tradimento da parte dei nostri, sul tipo, vero o falso, di quello di Caporetto. Non so se sia stata messa fuori dai nostri prigionieri (i quali purtroppo non hanno tutti la coscienza netta, anzi per spontanea confessione, alcuni sono essi stessi traditori:) pure la voglio notata, non per raccogliere un “si dice,,, ma per metterla a confronto colla tanto vantata assoluta certezza, che questi signori avevano della felice e celere riuscita dell’ offensiva che preparavano. Questa vanteria non era di qualcuno soltanto: era generale specialmente negli ultimi giorni. Un giornale italo-austriaco – “ La Gazzetta di Trieste., — ne usò per una rèclame. Ecco come presentò un annunzio: “L’ Intesa dice che la vittoria sarà di chi ha l’ ultima palla d’argento, ma invece sarà di chi ha l’ ultima palla di ferro (le pallottole degli srapnels austriaci sono di ferro fuso,) come ha dimostrato Varsavia, Leopoli, ecc., e come presto dimostrerà Parigi, Calais, Venezia.,, I nostri velivoli hanno lanciato in questi giorni dei fogli a stampa recanti i saluti di molti dei nativi di questi paesi, i quali probabilmente sono al fronte. Vi figura anche un mio cugino, Paolo Astolfo di Sante, il quale saluta e augura di rivederci presto. * Nelle campagne, negli orti, nei pollai è un furto continuato, una depredazione; ma furto devastatore: si rompe, si sciupa, si calpesta. Dove poi fanno sosta le truppe, è il “Flagellum Dei.,, Il grano biondeggiante è calpestato, i prati, i trifogli, le viti sono pascolo dei cavalli abbandonati a se stessi. Tutto ciò che ha frasca, non esclusi i gelsi e gli alberi fruttiferi (come, per citare on esempio di ciò che accade un po’ da per tutto, in quel di Vazzolér,) è tagliato per mascherare l’ artiglieria che fa ritorno inglorioso dal fronte. Mio Dio, se per vostra bontà e misericordia non ci liberate da questi vandali, che brutto prossimo avvenire ci attende.
29 GIUGNO. - Fallita la grande offensiva, tutti gli spostamenti già fatti in avanti, ora si rifanno all’ indietro: tutti tornano al posto di prima. Così oggi, per nostra disgrazia, ha ripreso possesso del comando di tappa il già troppo noto goriziano Catinelli. Fortuna che già da un paio di giorni è stato dato ordine ai contadini di mietere il frumento. Dal movimento the si osserva è invalsa l’opinione, anche presso persone non prive d’intelligenza, che il nemico si ritiri. E’ purtroppo una lieta illusione, cui succederà presto un’amara delusione. Molti vi si cullano allegramente, e alle persone prudenti conviene guardarsi bene dal distoglierneli. Troppa facilità di scambiare i desideri colle cose, - errore psicologico ormai cronico nella maggioranza. Si guarda ciò che viene in su, e non si pone mente a ciò che va in giù (che, poco si, ma qualche cosa va anche in giù;) e, ciò che è più notevole, si è già dimenticato quali enormi masse di uomini e di materiale è passato verso il fronte. E poi, - come si può seriamente presumere che se ne vadano, se i nostri non si svegliano, non per scaraventare loro addosso un mondo di granate, ma per alzare almeno uno spauracchio? - Il popolo (e anche talvolta chi non è popolo) è un perpetuo fanciullo. Presso le autorità superiori dell’esercito è stata aperta un’ inchiesta per stabilire le responsabilità della sconfitta riportata alla Piave. Chi l’ attribuisce ad un’ insufficiente scorta di munizioni, chi ad un’insufficiente riserva di uomini, chi ad incapacità dei capi, nessuno alla valorosa resistenza dell’esercito italiano. Sempre cosi, tanto di non smentire la consuetudine storica: Dopo la sconfitta la ricerca legale della paternità. Cosuccie alle quali nessuno piglia interesse.
30 GIUGNO. - Dieci e mezzo delta notte. Scende una piovetta leggiera e quieta. I riflettori al fronte sono in azione proiettando i loro fasci in qua, ed io assisto all’ impensato spettacolo d’ un bell’arco baleno che ben tre volte si descrive su Motta, completo e lucente, ma senza colori.
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